Il consigliere regionale di FI, Talerico: “Abolire l’abuso d’ufficio è via libera ai raccomandati”

Il consigliere regionale di FI, Talerico: “Abolire l’abuso d’ufficio è via libera ai raccomandati”

“Con l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio non sarà possibile sanzionare neanche coloro che favoriranno o raccomanderanno ad un concorso pubblico qualche amico, un parente o un semplice conoscente. Non sarà più possibile neanche sanzionare coloro che abusando del proprio potere favoriranno l’amico per una visita medica, magari scavalcando le già interminabili liste di attesa. In pratica molte gravi condotte compiute da chi gestisce ‘potere’ nella Pubblica amministrazione non saranno più sanzionabili”. Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale di Forza Italia Antonello Talerico, avvocato e consigliere nazionale forense. “In questo modo -aggiunge Talerico- sono state intaccate l’imparzialità ed il buon andamento della pubblica amministrazione, con grave rischio per l’intero sistema, favorendo sempre più il malaffare. Questo intervento abrogativo è stato spesso motivato con la considerazione che il numero delle condanne dibattimentali per abuso di ufficio è particolarmente basso rispetto al numero delle iscrizioni nel registro delle notizie di reato e queste per lo più danno luogo ad archiviazioni. In sostanza, siccome questa norma viene applicata male dalle varie Procure, è stato deciso di cancellarla. Quindi, anziché intervenire sull’anomalia, qualcuno ha deciso di eliminare la norma penale tanto utile invece ad impedire, con la sola sua semplice esistenza, la commissione di gravi abusi per il rischio d’incorrere in un processo penale. Fermo restando che sono convinto pure io che il reato di abuso d’ufficio sia stato utilizzato con un vero e proprio abuso da parte di taluni magistrati, travolgendo e pregiudicando tante persone innocenti che solo a distanza di anni sono riusciti a dimostrare la loro non colpevolezza, non è giusto gettare la spugna così. Qualcuno ci verrà anche a dire che l’art. 323 del Codice penale era una norma di chiusura e che esistono altri reati, come falso ideologico, concussione e corruzione, con cui si potranno contestare alcune condotte illecite, pur sapendo che difficilmente potranno essere inserite, per i vari profili formali e sostanziali, nell’alveo delle altre norme penali ‘sopravissute’, con un evidente vulnus per l’imparzialità della pubblica amministrazione. È possibile, mi chiedo, dare una patente di liceità a condotte, violative di leggi, che intenzionalmente siano economicamente vantaggiose per l’autore o ingiustamente dannose per altri? É anche giusto tutelare tutti quegli amministratori pubblici, tra cui molti sindaci, rispetto al proliferarsi di plurime denunce infondate, che ne determinano ingiustamente lo status di indagati e l’inevitabile condizionamento che spesso ha condotto alla cosiddetta ‘paura della firma’ e, quindi, alla paralisi o ritardo dell’azione amministrativa, proprio per il timore dell’apertura di procedimenti penali. Ma la soluzione non poteva e non doveva essere la semplice cancellazione del reato di abuso d’ufficio. Piuttosto, dinnanzi alle palesi erronee contestazioni di alcuni magistrati, avremmo dovuto pretendere la responsabilità per tutte quelle ipotesi in cui erano stati commessi errori e/o abusi nella contestazione troppo superficiale del reato in commento”.

 

 

 

 

 

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