Fortugno, la vedova: “Il suo sacrificio non è stato vano”
REGGIO CALABRIA. “Il sacrificio di Franco non è stato vano”. Lo ha detto la moglie di Franco Fortugno, Maria Grazia Laganà, già deputata, in occasione dell’iniziativa che si è svolta questa mattina a Locri, in ricordo del vicepresidente del Consiglio regionale ucciso il 16 ottobre 2005. L’iniziativa si è svolta nell’ambito del progetto “Il cammino della legalità”, durante il quale la moglie del politico calabrese ha sottolineato la presenza delle scuole e di tante persone, aggiungendo: “Il sacrificio di Franco ha ridestato la coscienza sociale sopita in Calabria e ha contribuito a sedimentare, in un’intera generazione di studenti, il “senso della legalità” che forse non aveva mai avuto modo di svilupparsi nelle generazioni precedenti. Purtroppo – ha aggiunto – bisogna riconoscere che non tutti i raccolti successivi a quel tragico 16 ottobre 2005 hanno portato gli stessi, buoni frutti. L’impegno contro le mafie non è un campo che può essere messo a maggese. Va coltivato quotidianamente, con impegno, con dedizione esclusiva, con serietà, con attenzione”. Laganà Fortugno ha sottolineato che “quest’anno si è rinsaldato il rapporto con il mondo della scuola: con il Ministero dell’Istruzione e, in particolare, con questo istituto, il liceo Mazzini, che è protagonista di un progetto che reputo molto significativo: quello dell’avvio di un percorso che coinvolge gli studenti sul tema della legalità e della libertà d’informazione, bene prezioso da cui dipende la qualità della democrazia in Italia e in ogni altro Paese”. Quindi ha sottolineato il significato di democrazia, “non una semplice forma di Stato – ha detto – ma un valore assoluto su cui oggi ritengo giusto spendere qualche parola”. In questa direzione l’ex deputata si è anche soffermata sul fatto che “la metà dei cittadini sia talmente tanto sfiduciata da appartenere in pianta stabile alla schiera di coloro che non si recano alle urne. La metà del Paese, con il proprio silenzio e la propria assenza, segnala una protesta profonda, reale, molto più preoccupante della protesta “urlata”. In tempi di battaglie a colpi di sondaggi – ha affermato – sarebbe bene dedicare più attenzione a qual è il livello della fiducia che i cittadini ripongono nella oolitica e nelle istituzioni”. Una riflessione è stata dedicata anche al fenomeno dell’emigrazione: “Lo scorso anno – ha dichiarato Laganà Fortugno – oltre 100mila italiani hanno fatto la valigia per trasferirsi all’estero; è una condizione che noi conosciamo, essendo figli di una terra di emigrati, che ha “polverizzato” la comunità calabrese nei cinque continenti. Eppure, siamo anche terra di accoglienza”. Sottolineando il fenomeno della migrazione, Laganà Fortugno ha spiegato che “la disuguaglianza è un nemico che dobbiamo combattere al pari della ‘ndrangheta. Un nemico subdolo, che si nasconde ai nostri occhi ma che alimenta gli odi e le guerre. Disuguaglianza tra la parte ricca e la parte povera del mondo, ma anche disuguaglianza dentro la nostra società, nelle nostre regioni, nelle nostre città. Mentre ciò avviene, mentre questo male consuma dall’interno le comunità nelle quali viviamo – ha aggiunto – i problemi concreti restano drammaticamente irrisolti”. Dal punto di vista delle iniziative, Laganà Fortugno ha ricordato che “finalmente arriveranno i fondi della cosiddetta “Legge Fortugno”, 38 milioni di euro per diversi interventi sul territorio, per effetto della rimodulazione del protocollo che sarà sottoscritta domani da Regione, Provincia e Comune. Risorse importanti, che potranno rappresentare una goccia nel mare delle necessità di questa terra che ha bisogno di speranza. Tuttavia, nella Locride, continuiamo a fare i conti con la crisi economica, con la mancanza di sbocchi occupazionali per i giovani, con l’isolamento nei trasporti, con la mancanza di infrastrutture, con il dramma di una sanità che non può ammettere più sprechi ma – ha detto – non può essere sottoposta a misure draconiane e tagli inaccettabili. Il diritto alla Salute è un bene costituzionalmente tutelato. Non garantire quel diritto significa alimentare le disuguaglianze, favorendo così la rabbia sociale e la sfiducia nelle istituzioni, in un corto circuito che finisce per rafforzare l’idea dell’anti-Stato e svilire quella dello Stato”. In questa direzione, Laganà Fortugno ha chiesto di “accendere un faro” sulla sanità, con uno “scatto della politica”.