Firme false per la lista “Per Catanzaro” alle comunali: slitta l’udienza
CATANZARO. È slittato, a causa di difetti nelle notifiche, l’avvio dell’udienza preliminare a carico delle tredici persone coinvolte nel caso delle presunte firme false inserite nella dichiarazione di presentazione della lista “Per Catanzaro” alle elezioni comunali del 2012 del capoluogo calabrese. Preso atto dei problemi di forma il giudice, Pietro Scuteri, ha dunque rinviato all’udienza del 14 gennaio prossimo. A rischiare il processo, laddove venisse accolta la richiesta di rinvio a giudizio presentata a luglio dal sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, Gerardo Dominijanni, per reati che vanno dalle violazioni delle leggi speciali in materia elettorale al favoreggiamento personale, sono: l’ex assessore comunale Massimo Lomonaco, e la segretaria del movimento “Per Catanzaro” Barbara Veraldi, entrambi ritenuti “istigatori” del progetto illecito, e il dipendente comunale dell’ufficio Anagrafe Onofrio Dominiaci, i quali, secondo le ipotesi d’accusa, avrebbero “falsamente attestato che le firme relative alla dichiarazione di presentazione della lista Per Catanzaro dei candidati al consiglio comunale per l’elezione del sindaco erano state apposte in sua presenza previa identificazione dell’identità dei dichiaranti”; e poi l’ex vicepresidente del consiglio provinciale, Maurizio Vento, che come pubblico ufficiale avrebbe falsamente attestato che due firme “erano state apposte in sua presenza previa identificazione dei dichiaranti”. Ed ancora, con l’accusa di favoreggiamento, sono stati indagati: Michele Leone, Angelica Mauro, Tommaso Caruso, Immacolata Dolce, Giovanni Dolce, Elena Leone, Emanuela Carioti, Giulia Montesano, Filippo Lacanna, che secondo l’Ufficio del pubblico ministero “sentiti quali persone informate sui fatti dalla Digos della questura di Catanzaro dichiaravano falsamente di aver sottoscritto gli elenchi di presentazione dei candidati della lista denominata Per Catanzaro presso il Comune di Catanzaro alla presenza di Dominiaci, pubblico ufficiale che procedeva alla loro identificazione”. Le accuse formulate dagli inquirenti riguardano, in particolare, 90 firme balzate alla loro attenzione dopo che decine di cittadini non le hanno riconosciute come proprie nonostante comparissero nei documenti presentati a supporto della presentazione della lista incriminata.