“Dulbecco Day”, lezione della docente Dina Bellizzi agli studenti del “Vittorio Emanuele II-Bruno Chimirri” di Catanzaro su epigenetica e invecchiamento

L’IIS “Vittorio Emanuele II-Bruno Chimirri” di Catanzaro, diretto dal dirigente scolastico prof.ssa Rita Elia, ha celebrato l’annuale edizione del “Dulbecco Day” con una lezione di epigenetica tenuta dalla prof.ssa Dina Bellizzi, biologa e scienziata di grande valore, docente di Microbiologia all’UNICAL presso il Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienza della Terra.
Nella sala video del plesso Chimirri gremita di studenti e docenti della scuola, giovedì’ 13 marzo, la prof.ssa Maria Carmela Calvieri ha introdotto alla platea la pregiatissima ospite, illustrandone gli interessi e i numerosi ambiti di ricerca che spaziano dall’epigenetica dell’invecchiamento e dal ruolo giocato in questo campo da dieta e stile di vita, all’attività antibatterica di molecole naturali, alle modifiche epigenetiche associate all’antibiotico-resistenza, all’interazione tra microbiota intestinale e ospite, fino al microbiota umano circolante nel sangue e, ancora, molto altro.
Col piglio spontaneo e vivace di una lunga consuetudine con gli studenti, la professoressa Bellizzi ha esordito con un ricordo dei suoi “maestri” che le hanno dato la possibilità di formarsi dapprima nel campo della biologia molecolare, poi nella genetica, per confluire più recentemente in quello della microbiologia dove è maturata la sua passione per la ricerca scientifica. Varcando quella soglia tante nuove occasioni hanno bussato alla sua porta contribuendo ad assemblare nuove tessere e a dar forma al mosaico di una carriera di successo. Il suo primo messaggio ai ragazzi è stato quello di farsi guidare nelle scelte professionali dalla propria curiosità, di concedersi il diritto anche di sbagliare e di dover correggere la rotta (“rischiate per quel che vi piace!”), di credere caparbiamente in sé stessi anche controvento, eludendo vincoli che ostacolano la propria libertà, ivi comprese quelle “convinzioni entitarie” talvolta alla base del persistente gap di genere che limitano l’accesso delle donne a posizioni apicali di leadership politica, economica ed in ambito tecnologico.
Con linguaggio chiaro e metafore efficaci Bellizzi ha guidato l’uditorio nel mondo affascinante dell’epigenetica spiegando i meccanismi molecolari che, a parità di genotipo (DNA), portano all’espressione o al silenziamento di geni, determinando una varietà di fenotipi cellulari con un diverso pool di proteine espresse. Le modificazioni epigenetiche, come la metilazione del DNA e le modificazioni degli istoni, alterano l’accessibilità del DNA e la struttura della cromatina, regolando così i modelli di espressione genica. Il risultato di questo complesso gioco di accensione o spegnimento di geni è alla base non solo della diversa specializzazione delle cellule del nostro corpo (identiche per genotipo) ma anche dell’età biologica di un individuo che può essere significativamente diversa dalla sua età anagrafica o cronologica. L’espressione dei geni cambia infatti nel corso della vita, in ragione dell’età, di malattie, dell’esercizio fisico, dello stile nutrizionale, dello stato psicologico, dello stress, dell’esposizione ad inquinanti, dell’uso di droghe o di farmaci, etc. In qualcosa – ha sottolineato – e cioè che l’ambiente influenza il fenotipo, Lamarck aveva visto giusto, sebbene con una diversa spiegazione. Le modifiche epigenetiche sono reversibili, possono essere trasmesse nel corso della duplicazione cellulare alle cellule figlie e possono verificarsi nella linea germinale di un individuo e, quindi, possono essere trasmesse alla generazione successiva. Bellizzi ha quindi declinato il tema della conferenza soffermandosi sull’influenza della nutrizione a partire da tre studi classici, due basati su modelli animali e uno sull’uomo. Il primo è quello che fa di un’ape – un’ape regina – la sola nell’alveare capace di riprodursi, grazie al nutrimento con pappa reale; il secondo studio, un modello murino, in cui somministrando a topi femmine gravide aventi una variante genetica (gene agouti) che li predispone ad obesità e malattie cardiache, una dieta ricca di acido folico e vitamina B12, si è osservato nella prole il silenziamento del gene agouti; il terzo studio è stato condotto sui figli di donne olandesi che durante la gravidanza, nell’inverno del 1944, a causa della guerra in atto, patirono la fame. Esso ha dimostrato l’insorgenza, a distanza di anni, di patologie tanto più gravi quanto più precocemente, durante la gravidanza, la madre era stata esposta a sottonutrizione. Da allora, numerosi altri studi hanno chiarito l’importanza di una dieta bilanciata a base di cibi ricchi di colina, metionina, acido folico, vitamine B12, B6, in grado di favorire quei processi biochimici che riportano indietro le lancette del nostro orologio epigenetico e la nostra età biologica, stabilita in base all’entità della metilazione di differenti siti in tutta una serie di geni che sono stati associati all’invecchiamento. Cibi come broccoli, pomodori, agrumi, pomodori, the verde, l’uso di olio di oliva, contenenti questi nutrienti, ancora una volta confermano l’assoluto primato di salute della dieta mediterranea tradizionale.
In definitiva, con la sua narrazione agile, accurata e chiara, la profusione e generosità tipica di una grande docente, la competenza profonda della scienziata, la sua disponibilità a farsi nodo generativo fecondo tra i maestri che l’hanno preceduta, quelli che l’hanno formata e i giovani delle scuole, i modi semplici e affabili, Dina Bellizzi ha onorato il “Dulbecco Day” consegnando agli studenti una grande lezione di “scienza”, un modello di successo a cui ispirarsi, un’esortazione al coraggio sfidando la paura di sbagliare o deludere aspettative altrui.