DL per il Mezzogiorno, soddisfatta la Finocchiaro. Brunetta attacca: “Solo marchette senza strategia”

“Con la conversione definitiva ieri del secondo decreto-legge dedicato appositamente allo sviluppo delle regioni meridionali, il Governo conferma e mantiene un impegno preso personalmente dallo stesso Presidente del Consiglio sin dal suo insediamento”. Lo afferma la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro. “Il Mezzogiorno ha fatto segnare nel 2016 tassi di crescita superiori a quelli delle regioni settentrionali – ricorda la ministra – ma troppo ampio è ancora il divario e troppo deboli gli effetti sulla condizione sociale della popolazione per consentirci di distogliere l’attenzione. Per questo, accanto all’azione ad ampio raggio che il Governo sta realizzando per accelerare la crescita economica del Paese e sostenere chi è più in difficoltà, il provvedimento approvato oggi dalla Camera comprende ulteriori misure di sostegno all’imprenditorialità nelle aree del Sud Italia, a partire dall’istituzione delle Zone economiche speciali, con procedure amministrative semplificate e agevolazioni fiscali che rafforzano quelle già previste dal credito d’imposta”. “Il decreto cosiddetto Mezzogiorno, sul quale il governo Renzi-Gentiloni ha posto l’ennesima fiducia, è costituto da una serie di marchette che nulla hanno a che vedere con una strategia seria e sostenibile per il rilancio del Sud del Paese”, scrive Renato Brunetta, capogruppo FI alla Camera. “L’articolo 2, in teoria, servirebbe a favorire il ricambio generazionale e lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile in agricoltura nelle regioni del Mezzogiorno. Ciò – riprende – avviene estendendo la misura ‘Resto al Sud’ alle imprese agricole, mediante una specifica destinazione di 50 milioni di euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) e creando così le condizioni per erogare un novero più ampio di servizi a favore dei consorziati, anche di natura creditizia. Si evidenzia, però, una evidente estraneità di materia di intervento nei confronti dei consorzi e soprattutto si continuano a proporre interventi spot sui consorzi agrari, senza un disegno organico di riordino del settore destinatario da sempre di notevoli risorse pubbliche. Tutto questo avviene a discapito della libera concorrenza e senza alcun vantaggio per lo sviluppo e la crescita delle aziende agricole.”