Dl Calabria, Granato: “Non spostare la discussione fuori del Parlamento”

“Mentre è in corso l’esame del decreto Calabria per la conversione in legge e a ridosso delle prossime Europee, il collega parlamentare Antonio Viscomi, esponente del Partito democratico, ha promosso un convegno sulla Sanità in Calabria, cui inusualmente parteciperà da relatore il dirigente generale del dipartimento regionale Tutela della salute, Antonio Belcastro. Prendo atto di questo tentativo di spostare fuori del parlamento il dibattito sulla situazione sanitaria della Calabria”. Lo afferma, in una nota, la senatrice M5S Bianca Laura Granato. “Discutere di questioni, specie se di interesse collettivo, è democratico e utile – prosegue Granato – a patto che non si neghino o nascondano le cause di disservizi e paradossi, nella fattispecie ben individuate dalla commissione ministeriale d’indagine Serra-Riccio, nell’anno 2008: diffusa inadeguatezza dei manager, spesso dipendenti dalla politica, interessi della criminalità organizzata e clamorosi errori di gestione, senz’altro noti ai governi regionali che finora si sono succeduti e che non sono immuni da pesanti responsabilità. Il deputato del Pd Viscomi è stato vicepresidente della giunta regionale e pertanto conosce bene la testardaggine del governatore in carica, Mario Oliverio, a proposito della gestione delle Aziende del Servizio sanitario regionale, affidate a dirigenti che in molti casi non hanno raggiunto gli obiettivi previsti e sono stati addirittura premiati e riconfermati”. “A differenza dell’esecutivo Conte – sostiene ancora Bianca Laura Granato – né i precedenti, guidati da Renzi e Gentiloni, né la giunta Oliverio hanno preso ha cuore le sorti della sanità calabrese. Se avessero agito altrimenti, non saremmo a questo punto. Non vorremmo che questo convegno si trasformasse in un racconto di parte sui problemi sanitari della Calabria, la cui risoluzione richiede tempo e coraggio e necessita di un punto di partenza, che per noi sta nel cambiamento dei vertici delle Aziende, nello specifico per 20 anni in capo a 16 persone, e in un sistema, quale quello concepito dal governo nazionale, di controlli molto più rigidi sugli appalti del settore”.