Disperata “azione dimostrativa” di un condannato di “Aemilia”
Sono tutte incolumi le quattro donne tenute in ostaggio per ore in un ufficio postale di Reggio Emilia da Francesco Amato, condannato nel processo di ‘ndrangheta Aemilia, e liberate dal blitz dei carabinieri. Il sequestratore è stato arrestato per sequestro di persona. Al 55enne, originario di Rosarno, è stata anche notificata l’esecuzione dell’ordine di carcerazione emesso dopo la condanna a 19 anni e un mese per associazione mafiosa nel processo ‘Aemilia’, a cui si era sottratto rendendosi per qualche giorno irreperibile.
Inizialmente gli ostaggi erano cinque, ma una cassiera di 54 anni era stata rilasciata quando si era sentita male ed era stata soccorsa dal 118. “Ha aperto la porta lui, ha fatto uscire gli ostaggi e si è consegnato”. Così il comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Emilia, colonnello Cristiano Desideri, ha ricostruito la resa. Cosa lo ha convinto? “Il tempo, la pazienza e il dialogo coi negoziatori, che gli hanno fatto capire che non avrebbe potuto ottenere quello che chiedeva”. Amato è stato condannato a 19 anni e nei suoi confronti pendeva un ordine di carcerazione a cui si era sottratto. Fu arrestato, nell’ambito dell’operazione “Aemilia”, il 28 gennaio del 2015 e rinviato a giudizio il 21 dicembre dello stesso anno.
Un’azione dimostrativa contro una condanna ingiusta. Sarebbe questo il motivo che ha spinto Francesco Amato a entrare armato di coltello in ufficio postale alle porte di Reggio Emilia e a prendere in ostaggio cinque donne, quattro dipendenti e la direttrice. Lo ha spiegato un fratello di Amato, giunto sul posto, durante le trattative con le forze dell’ordine. Si tratta di un familiare che non è stato imputato nel processo Aemilia.
Francesco Amato, l’uomo che ha tenuto in ostaggio per otto ore le dipendenti di un ufficio postale, è stato arrestato per sequestro di persona. Al 55enne, originario di Rosarno, è stata anche notificata l’esecuzione dell’ordine di carcerazione emesso dopo la condanna a 19 anni e un mese per associazione mafiosa nel processo ‘Aemilia’, a cui si era sottratto rendendosi per qualche giorno irreperibile.