Davigo a Lamezia per Trame: “I partiti italiani senza regole”
LAMEZIA TERME. “Uno dei sistemi per sottrarre all’attenzione dell’opinione pubblica quello che succede è parlar d’altro. La corruzione si può scoprire solo con gli strumenti invasivi che la Costituzione riserva all’autorità giudiziaria: intercettazioni, perquisizioni, sequestri, rogatorie internazionali. Il resto è fuffa. Il codice degli appalti è tutta roba che non serve a niente, che dà fastidio alle imprese per bene ma non fa né caldo né freddo alle imprese per male”. Lo ha detto il magistrato Piercamillo Davigo, ex presidente dell’Anm e già componente del “pool” Mani Pulite di Milano, in occasione della prima giornata di Trame, il festival dei libri sulle mafie in corso a Lamezia Terme. Intervenuto in un dibattito sull’Italia del malaffare, Davigo ha risposto ad una domanda sull’autorità anticorruzione. “I partiti – ha detto – non hanno neanche la regolamentazione giuridica minima che hanno la società di persone, per cui al loro interno avviene la qualunque. Ci sono stati due segretari di partito che, messi in minoranza, hanno espulso la maggioranza degli iscritti. Nei partiti queste cose succedono impunemente, perché non ci sono regole diverse da quello dello Statuto e se lo Statuto dice che il segretario fa quello che gli pare lo può fare. Una delle riforme che si dovrebbe fare in questo paese è dare una regolamentazione pubblica ai partiti”. Un legame, quello tra partiti e corruzione, che non accenna a diminuire, secondo l’ex componente del pool Mani pulite. “Quelli che dicevano di rubare per il partito – ha detto Davigo – rubavano per il loro potere all’interno del partito perchè se uno porta fondi conta molto. In un sistema di corruzione diffusa il potere è continuamente scambiabile con il denaro. Investire in potere è meglio che investire nei bot, non viene neanche tassata la monetizzazione del potere”.