Crescono, soprattutto al Sud, i Comuni in crisi: sono 470
Tornano a crescere le amministrazioni locali in crisi nel Belpaese: al 4 aprile scorso, infatti, erano registrano 470 comuni in stato di crisi, e soprattutto al Mezzogiorno. Le cifre sono tornate a crescere dopo la pandemia e sono state messe nere su bianco dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, che ha elaborato i dati contenuti nelle banche dati disponibili. Tra i comuni in difficoltà 257 sono in predissesto e 213 in dissesto: per quest’ultima categoria il fenomeno interessa 13 regioni e il gradino più basso del podio è in Campania con 47 casi (22%), poi c’è la Calabria con 52 (24%) e ‘in vetta’ la Sicilia con 69 (32%). Percorrendo lo Stivale, è possibile osservare che “in alcune regioni del Nord-Ovest (Valle d’Aosta), del Nord-Est (Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna e Veneto), del Centro (Umbria) e in Sardegna non si rilevano situazioni di ‘default’, mentre l’area meridionale (Sud-Ovest) e insulare (Sicilia)” rappresentano la ‘fetta’ del Paese “che incorpora circa il 90% degli enti dissestati, molti dei quali ormai cronici”, argomentano i commercialisti. Quanto alle 257 procedure di predissesto aperte sono nella maggioranza dei casi collocate al Sud (68%), al Centro e al Nord si fermano alla percentuale del 16%; pochissime, invece, le amministrazioni in crisi nel Centro e nel Settentrione: due in Emilia-Romagna e soltanto una in Trentino Alto-Adige, Marche e Veneto. Analizzando le dimensioni dei comuni coinvolti, si scopre che “il 53% in predissesto ha una popolazione inferiore a 5.000 abitanti”, e anche in questo caso il ‘focus’ è al Sud, mentre “solamente il 2% ha oltre i 100.000 abitanti e si tratta di capoluoghi di provincia in buona parte meridionali (Alessandria, Andria, Avellino, Brindisi, Imperia, Lecce, Messina, Napoli, Palermo, Pescara, Potenza, Rieti). Lo scenario, per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Elbano de Nuccio, induce a ritenere “la normativa attuale inadeguata: con il disegno di legge sulla revisione delle leggi sull’ordinamento degli enti locali vanno rafforzati i controlli nei comuni sotto i 15.000 abitanti e gli strumenti per l’emersione tempestiva delle situazioni di squilibrio”, sottolinea.