Corte dei Conti: “La sanità è la principale criticità della Regione” 

Corte dei Conti: “La sanità è la principale criticità della Regione” 

 

L’emergenza sanità, con un “deficit dichiarato totalmente inattendibile e probabilmente ampiamente sottostimato” e con consistenti risorse stanziate dallo Stato per affrontare il Covid 19 ancora non utilizzate, “l’effettiva consistenza di alcuni crediti”, la “consistente presenza di pignoramenti sul fondo cassa”. Sono queste alcune delle principali criticità che la sezione di controllo della Corte dei Conti ha individuato nella relazione per il giudizio di parifica del Rendiconto 2020 della Regione Calabria. Il giudizio di parifica è in corso a Catanzaro, nella sede regionale della magistratura contabile, alla presenza del presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, e del presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso. La relazione introduttiva è stata letta dal presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, Rossella Scerbo, mentre la requisitoria è stata letta dal procuratore regionale della Corte dei Conti, Maria Aronica.

“La criticità più rilevante ravvisata nell’esercizio – si legge nella relazione della sezione di controllo della Corte dei Conti – riguarda la effettiva consistenza di alcuni crediti su cui abbiamo posto l’attenzione fin dal 2018, avendo notato la presenza di partite residuali attive di consistenza rilevante che la Regione ha nel proprio bilancio da anni ma che da altrettanti anni non risultano in alcun modo movimentate. Fra i crediti in parola spiccano, in particolare, quelli che la Regione vanta nei confronti dello Stato per la realizzazione delle dighe del fiume Menta e sui fiumi Esaro e Cameli”.
Per la sezione di controllo della Corte dei Conti, inoltre, “nel bilancio della Regione dell’esercizio 2020 si ripropone un’altra vulnerabilità ‘storica’: la consistente presenza di pignoramenti sul fondo cassa, che drena liquidità e comprime, nei fatti, la capacità di spesa dell’amministrazione. A fine 2019 il fondo cassa ammontava a euro 230,445 milioni di cui 97,3 milioni ‘quota vincolata’ da pignoramenti. A istanza di un anno – rileva la magistratura contabile calabrese – i pignoramenti sono aumentati di circa 4 milioni (sono infatti pari a euro 103,559 milioni) su un fondo cassa di euro 269 milioni. La Regione ha quindi fondi liberi per circa 165 milioni di euro: è una consistenza modesta: a fine 2020 tra le Regioni del Sud solo la Campania ha risorse libere più esigue”.

La sezione di controllo della Corte dei Conti evidenzia comunque che “un’altra grave criticità regionale, ossia la presenza di un ingente contenzioso, sembra essere sta affrontata, nell’esercizio 2020, con un approccio rigoroso e prudenziale”.
Con riferimento al processo di spesa della Regione Calabria, la sezione di controllo della Corte dei Conti ricorda di aver “da anni pubblicamente rimarcato le patologie della sanità calabrese. La Sezione ha cercato, nell’esercizio 2020, di analizzare le cause delle perdite di esercizio delle singole Asp e Ao. L’analisi effettuata – riporta la relazione della magistratura contabile – ha confermato ancora una volta come il deficit sanitario dichiarato sia totalmente inattendibile e probabilmente ampiamente sosttostimato. A causa delle debolezze e patologie sinteticamente descritte, il disavanzo sanitario del sistema calabrese a cui dare copertura, secondo il Tavolo tecnico che monitora il Piano di rientro, ammonterebbe a fine 2020 a 91,017 milioni di euro. Peraltro – si legge ancora – il Tavolo tecnico ha fatto proprie le osservazioni di questa sezione evidenziando come, con tutta probabilità, l’inesattezza dei dati di bilancio esposti da alcune aziende, in primis l’Asp di Reggio Calabria, abbia consentito di celare parte dei disavanzo sanitario e come sia necessario affrontare la questione del debito progresso, facendo emergere le passività finora rimaste occulte”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Download PDF

desk desk