Coronavirus e plasma iperimmune, Nisticò “mobilita” gli scienziati calabresi

Nei giorni scorsi aveva rivolto, attraverso Agi, un appello al governo italiano e alle Regioni per chiedere le risorse necessarie al fine di incentivare e potenziare la pratica dell’infusione di plasma iperimmune in centri adeguatamente organizzati in tutte le regioni sul modello del San Matteo
di Pavia e della rete ospedaliera collegata, ora si rivolge ai Paesi esteri e, soprattutto, agli italiani che vi risiedono con ruoli di rilievo nella comunità scientifica, affinché facciano altrettanto.
Scende di nuovo in campo Giuseppe Nisticò, docente universitario e farmacologo conosciuto in tutto il mondo, in passato membro del comitato scientifico dell’agenzia europea per il farmaco e rappresentante del parlamento europeo nella stessa struttura. Nisticò si dice “particolarmente
impressionato dai risultati riportati anche sulla prestigiosa rivista “Na- ture” secondo cui la maggior parte dei 52 pazienti affetti da Covid, trattati con plasma iperimmune dal prof. Cesare
Perotti, direttore del servizio di Immunoematologia del San Matteo di Pavia e
dal prof. Giuseppe De Donno bravissimo pneumologo di Mantova, sono stati salvati da morte sicura. È naturale che si tratta di uno studio clinico sperimentale ancora in un piccolo numero di pazienti
-precisa- ma non si capisce perché ancora il Governo, l’Aifa e l’Istituto Superiore di Sanità non abbiano approvato e lanciato uno studio clinico controllato più ampio, coinvolgendo una rete di centri, i più qualificati, che esistono nelle varie regioni”. Anzi, evidenzia Nisticò, di cui
è noto anche l’impegno politico che lo ha portato in passato alla presidenza della Regione Calabria oltre che a ricoprire il ruolo di sottosegretario alla Salute, “in alcune regioni come le Marche il Comitato etico regionale, per ragioni, io penso, meramente formali, sta impedendo in questi
giorni l’impiego di plasma iperimmune per salvare la vita di pazienti gravi. Oggi voglio mandare questo stesso grido di allarme a tutto il mondo attraverso la rete dei consultori della Regione Calabria e delle associazioni dei calabresi nonché attraverso medici e scienziati di origine calabrese o italiana ivi presenti. Così, per esempio -dice- i nostri amici possono coinvolgere in questa sacrosanta battaglia
il prof. Anthony Fauci a New York, di origine siciliana, ed autorevolissimo consulente scientifico di Donald Trump; inoltre il governatore di New York, Andrew J. Cuomo, l’on. Charlie Gargano,
ex ministro dell’economia dello Stato di New York, il calabrese Frank Guarini, già consulente di Bill e Hilary Clinton e tanti altri professori universitari e ospedalieri di origine italiana”.Un altro esempio,
spiega, “è rappresentato dalla rete di scienziati illustri a noi vicini in Inghilterra, come il prof. Salvador Moncada, che per le sue scoperte (prostaciclina e nitrossido) avrebbe meritato il Premio
Nobel, il prof. Luigi Camporota, allievo dei professori Serafino Marsico e Mino Pelaia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, che ha salvato la vita del premier britannico Boris Johnson, il prof.
Enzo Libri, direttore della Farmacologia Clinica dell’Imperial College, il prof. Giuseppe Rosano, direttore della Cardiologia dell’Università St. George di Londra”. A parere di Nisticò, “così sarà possibile in altri paesi dove esiste una rete prodigiosa di scienziati di origine italiana e di associazioni di calabresi come in Australia (Vincenzo Daniele consultore per la Regione Calabria), in Canada (on. Basilio Giordano), in Argentina (on. Mario Borghese, il prof. Lino Potenza, il prof. Riccardo Galimberti, il dott. Enzo Rapisarda) e in tutti i Paesi dell’Europa dove ci sono comunità di calabresi molto attive. Non è vero -sottolinea- che il plasma iperimmune non si trovi perché da un lato c’è la tipica generosità dei pazienti guariti, ma anche attraverso la rete mirabile dei centri Avis il plasma iperimmune è presente in portatori sani e in soggetti con lievi sintomi influenzali da coronavirus. Il messaggio è, pertanto, chiaro, cioè fare pressione sui governi in tutti i Paesi per attivare il numero più
ampio possibile di centri ospedalieri per l’infusione di plasma iperimmune, seguendo il protocollo italiano dei proff. De Donno e Perotti che si sta dimostrando molto valido nel salvare la vitadi
pazienti gravi affetti da Covid-19″. Il messaggio, aggiunge, si può estendere anche alla necessità di avviare nel tempo più rapido possibile i primi clinical trials per valutare l’efficacia e la sicurezza di
anticorpi monoclonali anticoronavirus come quelli già esistenti dello scienziato italiano Pierpaolo Pandolfi dell’Harvard School of Medecine di Boston, in collaborazione con il prof. Giuseppe Novelli,
già Rettore dell’Università di Tor Vergata e genetista di alto prestigio”. Ma perché Nisticò insiste nel lanciare questo grdo d’allarme? “Perché devo confessare -risponde- che la notte stento a prendere
sonno pensando alle migliaia di morti da Covid in Italia e nel mondo, quando si dispone di uno strumento antico, ma prezioso come il plasma (iperummune) e pensando purtroppo anche alla lentezza burocratica delle Agenzie regolatorie, come di recente ho scritto al prof. Guido
Rasi dell’università di Roma e validissimo direttore esecutivo dell’European Medicines Agency di Amsterdam”.
redazione@giornaledicalabria.it