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Comunali, a San Luca si torna alle urne dopo 11 anni

Comunali, a San Luca si torna alle urne dopo 11 anni

Dopo undici anni i cittadini di San Luca, il centro aspromontano noto per aver dato i natali allo scrittore Corrado Alvaro, torneranno nei seggi per eleggere sindaco e Consiglio comunale. L’ultima volta era stata nel 2008, poi ebbe inizio la lunga fase di commissariamento iniziata il 17 maggio 2013, quando il Consiglio dei Ministri dispose lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Nessun sindaco fu più eletto per la difficoltà di trovare candidati. Domenica 26 maggio i cittadini di San Luca potranno tornare alla normalità eleggendo i loro  rappresentanti in seno al Comune. Nel centro dell’Aspromonte vivono circa 3.700 persone. In campo due liste: da una parte il candidato a sindaco Bruno Bartolo, storico dirigente politico sanluchese, sostenuto da una compagine di concittadini; dall’altra Sergio Klaus Mariotti, noto come Klaus Davi, massmediologo, a capo di una lista civica con esponenti della società civile anche non calabrese. Tra loro, il segretario nazionale della Federazione Sindacale di Polizia, Giuseppe Brugnano, e l’ex capo della Protezione civile della Calabria, Carlo Tansi. La svolta dopo il 26 maggio, a prescindere dal vincitore,   sarà l’esistenza di un’amministrazione democraticamente eletta superando lo scetticismo degli ultimi anni che aveva spinto i cittadini a sostenere che “non serve votare, tanto poi sciolgono il Consiglio per mafia”. D’altronde, la storia di San Luca parte con la straordinaria cultura dello scrittore Corrado Alvaro, nato proprio in questo centro, ma finisce nella strage di Duisburg del 15 agosto 2007 e nella guerra di ‘ndrangheta tra le famiglie Pelle e Vottari da una parte e Nirta e Strangio dall’altra. Tutto iniziò con uno scherzo nel giorno di Carnevale. Un potere, quello delle famiglie di ‘ndrangheta locali, alimentato prima con i sequestri di persona e poi con il ruolo di primo piano nel traffico internazionale di droga. La speranza dei cittadini sanluchesi è quella di scrollarsi di dosso, dopo il 26 maggio, tutte queste immagini negative, anche se la vera rivoluzione non potrà mai partire dalle sole stanze comunali, ma appare più legata ad una svolta di mentalità e cultura che devono essere modificate senza dovere attendere il ricorso alle urne.

 

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