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Coldiretti: il caro pasta costa 800 milioni in più agli italiani

Coldiretti: il caro pasta costa 800 milioni in più agli italiani

 

Le famiglie italiane spenderanno nel 2022 solo per la pasta quasi 800 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente a causa dei rincari record scatenati dalla guerra in Ucraina e delle distorsioni all’interno delle filiere che impoveriscono le tasche dei cittadini e danneggiano gli agricoltori. Lo rileva un’analisi della Coldiretti su dati Istat che fotografa gli effetti dell’aumento dei prezzi su base annua del 21,6% a settembre per il prodotto alimentare più presente sulle tavole degli italiani. Un conto che -sottolinea l’organizzazione agricola- grava soprattutto sulle famiglie più povere dove la pasta ha una incidenza più elevata sulla spesa quotidiana. Se a Milano – secondo elaborazioni Coldiretti su dati dell’Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico – un chilo di pasta di semola può costare fino a 3,18 euro, a Roma si viaggia sui 3,20 euro, a Bologna siamo a 3,26 euro, a Palermo 2,48 euro al chilo, a Napoli 3,18 euro. L’organizzazione agricola sostiene che “l’incidenza del costo del grano sul prezzo di penne e spaghetti è marginale, come dimostra anche l’estrema variabilità delle quotazioni al dettaglio lungo la Penisola mentre quelli del grano sono stabiliti dalle quotazioni internazionali. “Un chilo di grano – rileva – viene pagato oggi agli agricoltori intorno ai 47 centesimi al di sotto dei costi di produzione che sono schizzati alle stelle. A livello nazionale si è infatti verificato il crollo dei raccolti fino al -30% con gli agricoltori che hanno dovuto anche affrontare rincari delle spese di produzione che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio con incrementi medi dei costi correnti del 68%” (elaborazioni Coldiretti su dati del Crea). Con la forte dipendenza dall’estero la guerra ha dunque moltiplicato manovre speculative e pratiche sleali sui prodotti alimentari aggravando una situazione che “vede il nostro Paese dipendente dalle importazioni straniere già per il 44% del grano duro per la pasta”.

 

 

 

 

 

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