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Catanzaro capitale della seta, una coop riscopre la tradizione

Catanzaro capitale della seta, una coop riscopre la tradizione

CATANZARO. Si sta svolgendo con grande successo il percorso di riscoperta dell’antica arte della seta che sta coinvolgendo gli studenti provenienti da tutta la Calabria e anche da fuori regione. Il progetto didattico “Baco da seta”, ideato dalla Cooperativa “Nido di seta” di San Floro si è arricchito grazie alla collaborazione con l’esperta dell’arte serica a Catanzaro, Angela Rubino (autrice del saggio “La seta a Catanzaro e Lione”) e il Mudas (Museo Diocesano di Arte Sacra) di Catanzaro. L’intento è quello di diffondere la conoscenza della storia locale e, nello specifico dell’antica arte della seta, sottolineando l’immenso valore che questa attività ebbe per Catanzaro e per il suo hinterland soprattutto nel periodo compreso tra il 1300 e il 1700 circa, quando essa costituì la principale fonte di benessere economico per l’intera area. Grazie alla squisita manifattura dei suoi tessuti in seta, la città dei tre colli divenne rinomata in tutta Europa, guadagnandosi l’appellativo di “capitale europea della seta”. Quest’anno, i ragazzi che hanno scelto di partecipare al meraviglioso viaggio alla riscoperta di questo eccezionale passato, sono circa un migliaio e si conta di coinvolgerne almeno altrettanti fino alla chiusura di questo anno scolastico. Straordinario è l’entusiasmo con cui studenti e insegnanti si approcciano alla conoscenza dei vari aspetti dell’attività serica: dall’allevamento dei bachi, alla trattura, passando per la storia del legame tra Catanzaro e quest’arte nobile e antica e i meccanismi della tessitura. Il progetto didattico, che si propone di coinvolgere i partecipanti, rendendoli protagonisti di un’esperienza unica e non solo semplici osservatori, è pensato in modo da riproporre simbolicamente ai visitatori lo stesso percorso che la seta svolgeva in passato. Si parte dall’hinterland, quindi da San Floro dove oggi, proprio come accadeva in passato, si produce la seta greggia e si coltiva il baco. Qui, con la preziosa guida di Domenico Vivino, Giovanna Bagnato e Miriam Pugliese, i ragazzi visitano il suggestivo Museo didattico della seta, dove sono custoditi vari cimeli dell’antica arte serica, alcuni preziosi manufatti e dove è presente anche la nuova sezione “Seta dal mondo”. Sempre all’interno della Cooperativa, in una suggestiva cornice rurale, si svolge la visita all’immenso gelseto, all’allevamento dei bachi e si scopre come avviene il magico processo della trattura della seta. Dopo pranzo il percorso prosegue alla volta della “città della seta”, ovvero il luogo dove un tempo convergeva il prezioso filato per essere tessuto nelle numerose filande cittadine. Qui i ragazzi incontrano Angela Rubino, che illustrerà loro il profondo legame tra Catanzaro e la seta, conducendoli alla scoperta di alcuni dei numerosi luoghi della città, che rivelano i segnali di questo rapporto ancestrale. Passando dal rione Grecia e dai vicoli Gelso Bianco, alla Giudecca, al Vico delle Onde, al quartiere Filanda, in città sono molti i toponimi che raccontano la storia della “nobil arte”, molti sono quei segni che, nonostante l’incuria, non sono stati ancora cancellati e sono ancora prova tangibile della grandezza di una città che sa destare grande fascino e sa stupire i suoi visitatori. L’ultima tappa del viaggio è il Mudas, dove l’esperta Antonella Rotundo, guida gli studenti alla conoscenza dei meccanismi della tessitura, illustrandoli mediante l’uso di un piccolo telaio da tavolo e poi rendendo i piccoli visitatori parte attiva degli stessi, con un originalissimo laboratorio, il “telaio umano”, che sta riscuotendo un enorme successo non solo presso gli studenti, ma anche presso le loro insegnanti. Infine, i piccoli visitatori vengono sapientemente introdotti alla scoperta del “prodotto finito”, ovvero i meravigliosi manufatti di grande pregio custoditi all’interno della struttura, testimonianze tangibili del profondo legame tra l’arte serica e il sistema clericale, non solo nei termini meramente artistici, ma anche storico- antropologici.

 

 

 

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