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Immigrati costretti a vivere tra i rifiuti: denunciato il “caporale” e 29 imprenditori agricoli

Immigrati costretti a vivere tra i rifiuti: denunciato il “caporale” e 29 imprenditori agricoli

COSENZA. Lavoratori sottopagati; costretti ad alloggiare in stalle e porcili adibiti a dormitori; privati dei documenti e costretti ad operare senza alcun sistema di protezione. E’ il quadro emerso da un’inchiesta della Guardia di Finanza della tenenza di Montegiordano che ha denunciato alla Procura della Repubblica di Castrovillari 49 persone. Al centro dell’organizzazione un pakistano, divenuto punto di riferimento degli imprenditori agricoli della piana di Sibari in cerca di manodopera a basso costo. Gli indagati sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro nero. Nella sua attività illecita il pakistano intratteneva rapporti con due uomini affiliati alla ‘ndrangheta, con 19 immigrati irregolari e con un latitante. I lavoratori reclutati erano alloggiati in stalle e porcili in condizioni igieniche e sanitarie proibitive. Erano privati dei documenti che dovevano consegnare al “caporale” il quale li chiudeva a chiave in armadi metallici. Privi di calzature antiscivolo, guanti, casco con visiera protettiva e di qualsiasi altro dispositivo di sicurezza, gli operai percepivano una paga inferiore a quella prevista. Dall’esame delle transazioni finanziarie sarebbe emerso che in poco più di un anno (le indagini si sono protratte dal febbraio 2015 al maggio scorso) il pachistano avrebbe incassato circa 250.000 euro, in parte destinati alle organizzazioni criminali e in parte inviati in Pakistan attraverso servizi di “money-transfer” e “post-pay”. Gli inquirenti segnalano la diffusa richiesta di manodopera illegale proveniente dalla Sibaritide.

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