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Camere di Commercio, non si farà l’accorpamento Catanzaro-Vibo-Crotone

Camere di Commercio, non si farà l’accorpamento Catanzaro-Vibo-Crotone

La sentenza n. 261/2017 con cui la Corte Costituzionale si è pronunciata in merito del decreto legislativo con cui si è data attuazione alla cosiddetta “Riforma Madia” in tema di riorganizzazione delle Camere di Commercio in Italia, svuota di ogni legittimità gli atti e i documenti della Regione Calabria e dello stesso Ministero con cui si insinuava l’illegittimità del Consiglio camerale che lo scorso 4 dicembre ha eletto a presidente di questo Ente Daniele Rossi (nella foto). Il pronunciamento appena depositato dalla Consulta, infatti, “dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 3, comma 4, del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219 (Attuazione della delega di cui all’articolo 10 della legge 7 agosto 2015, n. 124, per il riordino delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura), nella parte in cui stabilisce che il decreto del Ministro dello sviluppo economico dallo stesso previsto deve essere adottato «sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano», anziché previa intesa con detta Conferenza”. Tale disposizione, ha quindi effetto diretto sul decreto del Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso 8 agosto, quello in cui si disponeva, tra le altre, la sospensione delle procedure per il rinnovo dei Consigli camerali degli enti interessati dal processo di accorpamento. Su questa base, il dipartimento Sviluppo Economico della Regione Calabria aveva dichiarato illegittimo il Consiglio camerale insediatosi su convocazione della stessa Regione, Consiglio che aveva a sua volta eletto Rossi presidente. È di tutta evidenza, alla luce del pronunciamento della Corte, che ogni statuizione derivante dall’articolo dichiarato illegittimo è conseguentemente illegittima e sono tali tutti i successivi atti – comprese le note del Ministero e i Decreti del Presidente della Giunta Regionale – che si richiamano a tale decreto. Inoltre, essendo venute meno la nuova rideterminazione delle circoscrizioni territoriali, l’istituzione delle nuove camere di commercio e la soppressione delle camere interessate dal processo di accorpamento e razionalizzazione, nonché le altre determinazioni conseguenti all’adozione del piano, crolla tutto il “piano di razionalizzazione” previsto dal DM, ivi compreso – ovviamente – l’accorpamento tra le Camere di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia.

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