Bracconaggio, un arresto e 8 denunce nell’area dello Stretto

Ha fatto registrare un arresto e otto denunce a piede libero l’attività di repressione del fenomeno del bracconaggio che anche quest’anno il CUFAA (Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari) dell’Arma dei Carabinieri ha organizzato sui due versanti dello Stretto di Messina. Il servizio, denominato “Operazione Adorno 2019”, ha previsto l’invio, nel territorio di Reggio Calabria, di un contingente di personale specializzato della Sezione Operativa Antibracconaggio Centrale (SOARDA) che opera congiuntamente nell’area dello Stretto di Messina. A tre settimane dall’avvio, sono stati sequestrati 4 fucili da caccia modificati con relativo munizionamento, numerose reti, richiami elettroacustici ed attrezzature per la cattura dell’avifauna selvatica ed oltre 120 esemplari di varie specie di uccelli tutte particolarmente protette dalla legge tra cui ben 3 esemplari vivi di falco pellegrino (Falco Peregrinus) destinati al mercato illegale della fauna selvatica. Le pratiche illegali sono innumerevoli tra le quali, le più diffuse, sono l’uccisione di specie protette, in particolare rapaci, nonché l’utilizzo di richiami elettroacustici e la cattura illegale, tramite reti da uccellagione, di passeriformi per fini di commercio. I militari sono coadiuvati da personale del Comando Regione Carabinieri Forestale “Calabria”, del Gruppo Carabinieri Forestale di Reggio Calabria e del Reparto Carabinieri “Parco Nazionale dell’Aspromonte”. Fulcro delle operazioni è l’area dello Stretto che rappresenta uno degli ambiti territoriali con la maggiore ricchezza di avifauna migratoria e nella quale, anche a causa della vastità del territorio, il bracconaggio è più diffuso e causa i danni maggiori. I Carabinieri Forestali hanno perlustrato il territorio delle province di Reggio Calabria e Messina, ampliando il raggio di azione anche nelle provincie di Catania, Enna e Trapani. Sulla sponda calabrese dello Stretto, sono stati denunciati due uomini, entrambi di Reggio Calabria, che detenevano, a scopo commerciale, diverse decine di esemplari tra cui lucherini, fringuelli, peppole, frosoni e cardellini, tutte specie particolarmente protette dalla legge, privi di anelli al tarso o con contrassegni contraffatti.