Hanno ucciso il padre al culmine dell’ennesima lite e, almeno inizialmente, nascosto il cadavere per cercare di non essere scoperti, ma alla fine il più grande ha deciso di presentarsi ai carabinieri per accusarsi di avere premuto materialmente il grilletto consentendo il ritrovamento dell’arma. E’ finito con il fermo di due fratelli di 21 e 16 anni, accusati anche di occultamento di cadavere e porto abusivo di armi, il “giallo” che sembrava avvolgere la morte di Francesco Marando, l’ex commerciante di 54 anni di San Luca il cui cadavere è stato trovato il 12 gennaio scorso in un locale interrato di uno stabile alla periferia di Bovalino, in provincia di Reggio Calabria. In un primo momento, infatti, non era stata esclusa alcuna ipotesi, dall’omicidio, al suicidio fino all’incidente. E’ stata l’autopsia, eseguita giorni fa a chiarire definitivamente che l’uomo era stato ucciso da alcuni colpi di pistola. A fare chiarezza anche su quanto accaduto sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Locri, con il supporto del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia e della Stazione di Bovalino e il coordinamento delle Procure di Locri e di quella per i minorenni di Reggio Calabria, grazie ai filmati dei sistemi di videosorveglianza ma, soprattutto, alle dichiarazioni del figlio maggiore. Quest’ultimo, secondo quanto si è appreso, ha raccontato di avere sparato con un revolver calibro 38 al culmine di un’accesa discussione nata da dissidi familiari di lunga data. Il giovane avrebbe anche riferito di episodi di violenza ad opera del padre nei loro confronti e della madre da cui era separato. Particolari sui quali si concentrano adesso le indagini dei carabinieri per accertarne la veridicità e giungere al movente del delitto. Che i rapporti tra Marando e l’ex moglie ed i figli non fossero dei migliori è apparso evidente in occasione del funerale, celebrato sabato scorso. Nell’occasione, sui manifesti funebri compariva, oltre ai nomi dei familiari della vittima, il solo nome di una figlia ma non della moglie e degli altri tre figli dell’uomo. Il giovane reo-confesso, ha anche indicato il luogo in cui lui ed il fratello avevano abbandonato l’arma, una pistola a tamburo calabro 38 priva di matricola che è stata trovata in un’area isolata nel comune di Ardore, dentro un sacco che conteneva anche bossoli e diverse munizioni, tutte dello stesso calibro. Il 18 gennaio è stata recuperata anche l’auto della vittima, nascosta in una zona remota dell’agro di Bovalino. A far sorgere i primi sospetti agli investigatori è stata la chiamata al 112 fatta dai familiari della vittima il giorno dopo la morte di Marando, collocata all’11 gennaio. Grazie ad un accurato sopralluogo sulla scena del crimine, gli investigatori sono riusciti a chiarire parte della dinamica dei fatti. Il resto lo ha raccontato il figlio maggiore, confessando.
Il figlio maggiorenne ha confessato tutto ai carabinieri
Il giovane avrebbe anche riferito di episodi di violenza ad opera del padre nei loro confronti e della madre. La coppia era in fase di separazione e Marando non viveva nell’edificio in cui è stato trovato