Bova: “Per combattere l’ecomafia non si è fatto ancora abbastanza”
CATANZARO. Il presidente della commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria, Arturo Bova, commenta i dati diffusi nei giorni scorsi da Legambiente e contenuti nel rapporto Ecomafie 2018, dossier annuale in cui l’associazione fa il punto in merito ai reati ambientali registrati nella Penisola. “La legge 68, quella che finalmente ha definito gli ecoreati – afferma – è uno strumento di grande impatto sociale. L’azione della magistratura e delle forze dell’ordine è sicuramente stata rafforzata tanto che l’incremento nelle contestazioni, se da un lato può sembrare negativo perché legato all’ aumento dei reati, dall’altro può essere visto come un dato positivo proprio perché gli inquirenti hanno a disposizione un’arma per mettere a nudo quelli che sono considerati ecoreati. Tuttavia – prosegue Bova – c’è una valutazione politica da fare quando si legge che il fatturato criminale legato agli ecoreati è in aumento: la repressione non basta. O meglio, può intervenire solo a valle, dopo che un reato è stato commesso. Mentre invece, sia per esigenze ambientali che per contribuire allo sviluppo economico sostenibile del nostro Paese, abbiamo bisogno di intervenire a monte, di evitare che i reati vengano commessi. I dati relativi alla Calabria, pongono la nostra regione in una posizione tristemente elevata nella graduatoria delle regioni in cui vengono commessi più reati ambientali. Appare evidente, dunque, come l’azione amministrativa e di governo non possa prescindere dal concentrarsi su controlli preventivi, trasparenza burocratica, semplificazione dei processi decisionali e contrasto, senza quartiere, alla criminalità organizzata e alla sua capacità di infiltrarsi tra i colletti bianchi. Non a caso, infatti, la nostra regione è tra quelle in cui l’abusivismo edilizio è più frequente, come in Sicilia, Campania e Puglia, proprio per la presenza endemica di una potente organizzazione criminale come la ‘ndrangheta. Le attività illegali in ambito ambientale e gli ecoreati – conclude il presidente – valgono un giro d’affari superiore a 14 mld di euro: una cifra mostruosa che di fatto si traduce in una compressione dei diritti di tutti i cittadini, in evasione fiscale, perdita di investimenti, sfruttamento indiscriminato del territorio, mancate opportunità imprenditoriali: insomma, il costo sociale degli ecoreati non è trascurabile dal punto di vista economico né, tantomeno, accettabile sotto il profilo morale. È tempo di alzare l’attenzione sull’argomento e ragionare sugli interventi a supporto degli strumenti – ottimi – già in essere”.