“Basso profilo”, l’assessore regionale Talarico non risponde al Gip

L’assessore al Bilancio della Regione Calabria, Francesco Talarico, agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Basso Profilo” della Dda di Catanzaro, stamane si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip. A riferirlo è stato il suo legale, Francesco Gambardella, al termine dell’interrogatorio di garanzia, durato pochi minuti. “Talarico – ha poi aggiunto l’avvocato Gambardella – si professa estraneo ai fatti solo che poi lo farà poi formalmente successivamente secondo un’articolazione difensiva che verrà negli sviluppata”. Talarico è accusato di associazione per delinquere aggravata dalle modalità mafiose e voto di scambio.
Secondo la Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, Talarico avrebbe avuto rapporti con l’imprenditore Antonio Gallo, ritenuto contiguo alle cosche di ‘ndrangheta del Crotonese, ottenendo sostegno elettorale alle politiche del 2018 in cambio dell’interessamento ad agevolare l’aggiudicazione di appalti allo stesso imprenditore. Fino al suo coinvolgimento nell’inchiesta “Basso Profilo”, Talarico è stato anche segretario regionale dell’Udc: a guidare il partito calabrese al momento è il commissario Nunzio Testa, nominato dalla direzione nazionale dell’Udc. Nell’inchiesta è indagato anche il segretario nazionale del partito, Lorenzo cesa, destinatario di un avviso di garanzia in seguito al quale ha annunciato le dimissioni.
Hanno invece risposto alle domande del Gip, negando ogni addebito, Tommaso e Saverio Brutto, padre e figlio, agli arresti domiciliari nell’ambito della stessa inchiesta. Secondo quanto riferito dal loro avvocato, Vincenzo Ioppoli, i due indagati si sono detti estranei ai fatti loro contestati. Tommaso e Saverio Brutto, rispettivamente ex consigliere comunale dell’Udc di Catanzaro ed ex assessore comunale a Simeri Crichi (Cz), sono accusati di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso, corruzione aggravata, scambio elettorale politico mafioso: avrebbero fatto da raccordo tra l’imprenditore Antonio Gallo, ritenuto continuo a cosche di ‘ndrangheta del Crotonese, e Talarico.