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Basole storiche danneggiate, sequestrato cantiere a Reggio Calabria

Basole storiche danneggiate, sequestrato cantiere a Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA. Il cantiere dei lavori di ripristino della pavimentazione in basolato lavico di Corso Garibaldi a Reggio Calabria, la strada principale della città, è stato sequestrato dai carabinieri del Comando provinciale e da quelli del Nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza in esecuzione di un decreto della Procura nell’ambito di un’inchiesta sul mancato riutilizzo della parte di pavimentazione ancora in buone condizioni. Il sequestro riguarda, oltre al cantiere, esteso su una superficie di 3.000 metri quadri, anche l’area di stoccaggio, di 6.000 metri quadri, del basolato lavico rimosso. Nell’inchiesta sono indagati, per inosservanza dei provvedimenti amministrativi e per l’esecuzione di opere in assenza di autorizzazione o in difformità da essa, previsti dal codice dei beni culturali e del paesaggio, Marcello Francesco Cammera, dirigente del Settore progettazione ed esecuzione Lavori pubblici del Comune di Reggio Calabria, in qualità di direttore dei lavori, Daniela Filomena Neri, responsabile del Servizio restauro e conservazione beni architettonici e ambientali del Comune, Francesco Siclari, legale rappresentante della ditta “Siclari Agostino Costruzioni Generali S.r.l.”, impegnata in Ati con la ditta “Porta Antonio” all’esecuzione dei lavori e Antonino Porta, legale rappresentante della ditta “Porta Antonio”. Gli indagati, non avrebbero ottemperato alle prescrizioni imposte dalla soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici. In particolare, secondo l’accusa, non avrebbero proceduto al recupero delle lastre in pietra lavica rimuovendole con strumenti idonei ad evitare il danneggiamento e non avrebbero rimosso il basolato in buone condizioni accantonandolo separatamente da quello danneggiato. Il progetto per il ripristino della vecchia pavimentazione è stato approvato nel 2007 ma i lavori sono iniziati solo nel luglio 2014. Nonostante le numerose prescrizioni, però, secondo l’accusa, la soprintendenza non sarebbe stata messa nelle condizioni di controllare le modalità di svolgimento dei lavori, né di verificare le condizioni del basolato, col rischio di disperdere materiale “storico”, ben lavorato, testimonianza delle pratiche tradizionali. Nel febbraio 2015 la Soprintendenza ha disposto la sospensione dei lavori, poi revocata. Nel corso di un ulteriore sopralluogo, nel luglio scorso, la Soprintendenza ha constatato che la rimozione del basolato lavico si stava svolgendo in difformità delle prescrizioni con l’uso di mezzi non idonei che hanno causato la rottura di gran parte delle basole.

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