Balneazione, in Calabria 98% di analisi conformi

Balneazione, in Calabria 98% di analisi conformi

Sono 1847 i campionamenti effettuati dai tecnici dei Servizi Acque dei Dipartimenti Provinciali dell’Arpacal in questo primo trimestre di campagna di balneazione 2018; e 3694 sono le determinazioni microbiologiche ottenute analizzando i due parametri previsti dalla normativa di settore. Di questo corposo numero di campioni prelevati, solo 27, cioè circa il 2% del totale, sono risultati non conformi ai valori limite previsti dalla normativa vigente. Per un tratto di costa, quello vibonese nello specifico, i prelievi di campioni sono stati sospesi sino a lunedì prossimo a causa delle avverse condizioni meteo che hanno interessato nei giorni scorsi quell’area. È questo un primo bilancio delle attività che l’Arpacal sta svolgendo per la consueta campagna annuale di monitoraggio delle acque di balneazione, che ha avuto inizio ad aprile e si concluderà a settembre. Per l’anno in corso saranno sottoposte a controllo 629 aree che rappresentano ben il 94% della costa calabrese pari a circa 715 Km; per il restante 6% della costa, sul quale insistono porti, foci di fiumi, zone industriali o zone militari, la normativa non prevede alcun tipo di controllo perché aree dove la balneazione non è autorizzata.

Coerentemente con quanto stabilito dalla normativa, i risultati del monitoraggio sono pubblicati sul “Portale Acque” del Ministero della Salute all’indirizzo www.portaleacque.salute.gov.it il cui banner della pagina web è presente anche sul sito ufficiale di Arpacal www.arpacal.it. I punti non conformi hanno riguardato alcune aree della provincia di Reggio Calabria, in particolare nella zona antistante lo specchio acqueo di Reggio centro, mentre il tratto di costa compreso tra il Circolo velico ed il lido l’Oasi rispetta i parametri previsti dalla normativa. In coerenza con i dati analitici raccolti anche in questa stagione 2018, lascia assolutamente ben sperare il trend dei punti che sono al momento vietati alla balneazione. Ad esempio, per Reggio Calabria, il circolo Nautico, che al momento è giudicato di qualità scarsa e temporaneamente vietato alla balneazione, i dati analitici di maggio e giugno 2018, sono ben al di sotto dei limiti fissati dalla normativa: 38 su 200 per gli Enterococchi, 72 su 500 per l’Escherichia coli sono i dati aggiornati al giugno scorso. Lo stesso dicasi per il punto denominato Oasi, che è balneabile con acqua di qualità buona: 5 su 200 per Enterococchi, 8 su 500 per Escherichia coli. Oppure il punto denominato Lido Caponera, balneabile di qualità buona, con 34 su 200 di Enterococchi, e 84 su 500 per Escherichia coli. Se il trend dovesse continuare con questi risultati, ci sarebbero tutte le condizioni per chiedere in futuro una rivalutazione del giudizio di balneabilità dei punti che interessano la città di Reggio Calabria.

Altre criticità sono state riscontrate in prossimità del depuratore di Brancaleone e della foce del fiume Mesima, sia sul versante reggino e sia quello vibonese. Tali zone da tempo sono oggetto di particolare interesse e in classe di qualità “scarsa”; nella provincia di Vibo Valentia, a Pizzo si è registrato un inquinamento di breve durata nel mese di maggio risolto in pochi giorni; nella provincia di Crotone si sono rilevati valori non conformi in prossimità del fiume Neto; mentre nella provincia di Cosenza le criticità maggiori si sono verificate in alcune aree ricadenti nei comuni di Amantea, Belvedere Marittimo, Corigliano (la zona del canale Salice), Fuscaldo, Paola, Praia a Mare, San Lucido, Scalea e Villapiana, per effetto della loro prossimità a canaloni di scolo, fiumare e/o torrenti o per malfunzionamenti ai depuratori costieri.

 

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