Altri 4 indagati nell’inchiesta sull’ex direttrice del carcere di Reggio Calabria

Altri 4 indagati nell’inchiesta sull’ex direttrice del carcere di Reggio Calabria

Ci sono altri indagati nell’inchiesta della Direzione distrettuale di Reggio Calabria che ieri ha portato agli arresti domiciliari per l’ex direttrice del carcere Maria Carmela Longo, accusata di concorso esterno in associazione mafiosa. Il procuratore Giovanni Bombardieri e i sostituti della Dda reggina Stefano Musolino e Sabrina Fornaro avevano chiesto l’arresto anche per un medico dell’Asp, Antonio Pollio, e per la detenuta Caterina Napolitano. Questi ultimi sono accusati per un certificato medico falso che sarebbe stato emesso dal medico per consentire alla detenuta di non partecipare a un’udienza di un processo in cui era testimone. Non sono gli unici indagati però. Su richiesta della Dda sono stati perquisiti alcuni agenti della polizia penitenziaria che, stando all’indagine del Nucleo investigativo centrale del Dap, avrebbero anche loro favorito i detenuti rinchiusi nel circuito Alta sicurezza. Si tratta dei sovrintendenti Massimo e Fabio Musarella. Assieme ad altri colleghi, i due fratelli Musarella, che all’epoca lavoravano all’interno del carcere di Reggio Calabria, avrebbero collaborato con l’ex direttrice Maria Carmela Longo e avrebbero avuto “una condotta di permanente contiguità con la ‘ndrangheta”. L’ex direttrice della casa circondariale di Reggio Calabria Maria Carmela Longo ha disatteso “con costanza e sistematicità le molteplici norme che disciplinano la vita penitenziaria così, di fatto, consegnando il carcere ‘Panzera’ ai detenuti per reati di mafia”. Lo scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta della Dda, nei confronti dell’attuale direttrice della sezione femminile del carcere di Rebibbia. Maria Carmela Longo è finita ai domiciliari nell’inchiesta in cui sono indagati anche un medico, una detenuta e diversi agenti di polizia penitenziaria. “Longo – è scritto nell’ordinanza – è scesa a patti con detenuti del calibro di Michele Crudo, ritenuto affiliato alla cosca Tegano, e con molti altri aderenti alla ‘ndrangheta del mandamento reggino. Ha lasciato loro il potere di assumere le decisioni nei settori chiave della vita penitenziaria agevolandoli in molteplici occasioni con permessi e mancate traduzioni pur di non avere problemi e senza curarsi di violare con costanza e sistematicità le normative dell’ordinamento penitenziario”.

redazione@giornaledicalabria.it

 

 

 

desk desk