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Allarme della Coldiretti, “Sull’emergenza cinghiali serve un’azione decisa”

Allarme della Coldiretti, “Sull’emergenza cinghiali serve un’azione decisa”

“L’emergenza cinghiali è sempre di più fuori controllo, occorre fare sul serio. Gli agricoltori non possono abbandonare i campi e chiudere le aziende”. E’ quanto si afferma in un comunicato di Coldiretti Calabria. “No a misure tampone – è detto ancora nella nota – così come annunciate e che volutamente si vuole far credere rassicuranti e risolutive dei problemi. Dette misure non hanno assolutamente risolto l’eccessiva ed invasiva presenza dei cinghiali, causa di tanti danni alle coltivazioni, alla salvaguardia sanitaria degli allevamenti zootecnici e alla sicurezza ed incolumità dei cittadini, ledendo tra l’altro, il diritto degli agricoltori a coltivare i campi. E’ necessaria, da parte della Regione, una azione decisa e mirata per evitare il definitivo abbandono delle attività agricole da parte di molti agricoltori”. “Sono state messe in piedi – sostengono il presidente ed il direttore regionale di Coldiretti Calabria, Franco Aceto e Francesco Cosentini – misure una tantum che non hanno inciso in modo strutturale nella definizione dell’emergenza, che ha avuto un peggioramento. Certo non si chiede la misura ‘cinghiali zero’ che non è possibile da realizzare, ma ‘pericoli e danni zero’ si può e si deve fare. Cosa fare allora? Riteniamo non più rinviabili interventi straordinari e reiteriamo le richieste e le proposte sulle quali la Regione e il Consiglio regionale devono cimentarsi per risolvere definitivamente il problema. Necessariamente devono iniziare dalla modifica delle norme regionali che risalgono a ventidue anni fa e che erano state pensate per la tutela e la protezione della fauna selvatica, al fine della ricostituzione del patrimonio faunistico e che oggi evidentemente si sono dimostrate non più idonee”. A giudizio di Aceto e Cosentini, “occorre ridefinire le aree vocate e non vocate al cinghiale servendosi dei dati Arcea che sono aggiornatissimi e quindi liberare le aree non vocate che sono poi quelle agricole, autorizzando ed incentivando i piani di controllo e abbattimento, non solo allungando eventualmente il periodo di caccia con la rotazione delle squadre dei cacciatori ma autorizzando azioni che possono mettere in campo gli stessi agricoltori nel rispetto delle leggi e norme vigenti. Bisogna velocemente fare passi avanti importanti per assicurare la giusta tutela del lavoro di chi si guadagna da vivere in campagna e della sicurezza delle persone”.

 

 

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