Biondo (Uil): “Non si possono tarpare le ali alla Calabria”

CATANZARO. “Ci stupisce la facilità con la quale è stato consentito ad Alitalia di operare un ragionamento di carattere squisitamente gestionale, una scelta che, se il management del vettore aereo non dovesse cambiare idea, assesterebbe un colpo mortale allo sviluppo economico e sociale di una intera regione. Nessuno, infatti, deve dimenticare quanto sia difficile muoversi dalla Calabria verso qualsiasi destinazione”. Lo afferma Santo Biondo, segretario generale della Uil Calabria, in merito alla chiusura degli aereoporti di Reggio e Crotone. ” Nessuno, poi, – sotolinea – deve scordarsi che spesso i cittadini calabresi sono chiamati a spostarsi dalla propria città di residenza non solo per questioni professionali o di svago ma, soprattutto, per necessità, per emigrazione sanitaria, per imbarcarsi nei cosiddetti “viaggi della speranza” che li portano lontani da una regione che, in ultimo, stenta a liberarsi dal giogo della criminalità organizzata. In questa fase – prosegue – è impensabile che si possa pensare a patti per lo sviluppo del territorio senza prendere in considerazione la necessità di dare corso a quella continuità territoriale, peraltro riconosciuta dalle leggi 27 dicembre 2002 numero 289 e dalla numero 350 del 2003, che consentirebbe ad Alitalia di non lasciare per sempre le piste di atterraggio degli aeroporti di Reggio Calabria e Crotone. Queste due città – aggiunge BIondo – non possono essere lasciate sole davanti al loro destino. E’ inammissibile che quanto sta accadendo avvenga anche nei confronti di un centro come Crotone, che rischia di diventare un’isola dentro un territorio che stenta ad uscire dalla crisi, e della Città metropolitana reggina, l’unica città metropolitana in Italia che rischia di non avere un aeroporto. Rispetto al futuro di Reggio Calabria, poi, non si comprende quale possa essere il progetto di sviluppo di quello che sembra destinato a diventare solo un contenitore di enti. Fare venir meno Alitalia – dice ils egretariod ell’Uil calabrese – vuole dire far venire meno ogni possibilità di sviluppo per questi due importanti centri della Calabria e per tutto il territorio della regione. Qualsiasi progetto di sviluppo senza la presenza del vettore nazionale sarebbe zoppo”. Secondo Biondo “a poco, poi, possono servire gli interventi delle compagnie low cost. Senza l’intervento economico pubblico, senza una partecipazione diretta della Regione e dello Stato, infatti – fa rilevare – queste società non investiranno mai sul territorio calabrese. Anche alla luce di questo, quindi, riteniamo fondamentale che la politica nazionale e regionale metta in atto un’azione forte e concreta al fine di prevedere il finanziamento della continuità territoriale, l’unico strumento che potrebbe scongiurare l’abbandono definitivo di Alitalia dalle rotte calabresi. Il Governo regionale, il sindaco della Città metropolitana, la deputazione parlamentare, gli illustri rappresentanti governativi, senza perdere altro tempo – è l’appello di Biondo – , devono mettere in campo le azioni necessarie per garantire la continuità territoriale che, innegabilmente, è l’elemento fondamentale per sviluppare il progetto di un trasporto aereo moderno ed efficace per lo sviluppo economico e sociale della regione. Un servizio questo che può essere garantito solo da un vettore importante qual è Alitalia. In questa fase storica delicata, poi, non avrebbe senso parlare di un quarto aeroporto in Calabria, sarebbe antistorico, invece, non ottenere il potenziamento degli assetti viari di un’area strategica per lo sviluppo turistico e culturale di questa regione. Solo la concretizzazione di questa azione – dice – può dare senso all’importante risultato raggiunto con il passaggio al gestore unico dei tre aeroporti calabresi. Un progetto che, mettendo in rete gli scali calabresi, taglia il rischio della loro costante conflittualità, rendendoli complementari al futuro del territorio regionale. L’amministrazione regionale, adesso – conclude – deve mettere concretamente mano alla vita del gestore unico, è necessario capire quale sia il piano industriale e quali possano essere i riflessi occupazionali di un’operazione attesa ma ancora avvolta nel buio. E’ arrivato il momento di aprire il confronto con la società e gli interlocutori istituzionali interessati. Noi siamo pronti, la Calabria non può più aspettare”.

 

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