Aeroporti, il 20 ottobre tavolo sulla Sogas in Prefettura a Reggio
REGGIO CALABRIA. “La situazione della Società Aeroporto dello Stretto meriterà, a tempo e luogo debiti, una approfondita disamina ad ampio spettro, ma non è questo né il tempo, né il luogo: è il momento solo di rimboccarsi le maniche e di tirare fuori dalle macerie ciò che ancora è vivo”. E’ quanto afferma il liquidatore della Sogas, Bernardo Femia che in una nota riferisce del tavolo convocato il prossimo 20 ottobre nella prefettura di Reggio Calabria presenti anche rappresentanti della direzione aeroportuale Enac Calabria, dei soci Regione, Provincia e Comune di Reggio oltre che delle organizzazioni sindacali di categoria Cgil, Cisl, Uil e Ugl. “Vale la pena puntualizzare – prosegue Femia -che l’Aeroporto è ancora aperto solo perché si arrecherebbe un danno grave e irreparabile alla comunità che ben difficilmente, una volta persi i vettori e gli operatori che ruotano sull’esistenza dello scalo, potrebbe riaprire in tempi brevi, con ciò che ne consegue non solo al servizio del trasporto civile, ma anche a quello sanitario emergenziale e non, giusto per citarne alcuni. Questa è una conoscenza condivisa da tutti gli operatori, specie da parte dei dipendenti di cui ci si è fatto responsabilmente carico”. “Se la Sogas fosse un supermercato – sostiene il liquidatore – avrebbe già chiuso, ma svolge una funzione pubblica strategica per il territorio e chiudere i battenti dell’aeroporto è un lusso che una Città metropolitana non si può permettere. Ciò precisato, occorre ancora doverosamente riferire che gli ‘assegni ad personam e le voci equivalenti’ conferiti ai dipendenti in anni passati non appaiono essere nati come ‘prebende’, ma sono frutto delle mansioni aggiuntive e spesso più onerose rispetto quelle ordinarie contrattuali, attribuite a soggetti che ne avevano le qualifiche e che ancor oggi hanno, si cita ad esempio, l’onere delle reperibilità h.24 ovvero sino a ieri hanno seguito progetti volti al miglioramento della oramai vetusta struttura aeroportuale. Si può discutere sul modo in cui sono stati conferite le indennità aggiuntive, d’autorità ‘commissariale’ e non attraverso una adeguata contrattazione di secondo livello, ma, ripeto, non è questa la sede, né il momento. Sta di fatto che oggi, gli ‘ad personam’ sono entrati a pieno titolo nel patrimonio e nelle legittime aspettative dei dipendenti destinatari e l’unico modo per addivenire ad una loro riduzione è una nuova negoziazione innanzi all’Ufficio del Lavoro. Si fa affidamento sul senso di responsabilità di tutti essendo anche disponibile a soluzioni alternative negoziate, ove economicamente percorribili”.