Cardinale Ravasi: “No della Chiesa a contiguità religione-clan”

Cardinale Ravasi: “No della Chiesa a contiguità religione-clan”

REGGIO CALABRIA. ‘No’ fermo della Chiesa a una “coesistenza tra sacro e criminalità”, “una contiguità che trasforma la religione in un sostegno paradossale per giustificare l’illegalità e il delitto”. A sottolinearlo, il cardinale Gianfranco Ravasi, nel corso della sua lectio magistralis all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, dove il ministro della Istruzione, della università e della ricerca, Valeria Fedeli, gli ha conferito la laurea honoris causa in giurisprudenza, alla presenza del ministro dell’Interno Marco Minniti. “In questo ambito – prosegue Ravasi – svetta la realtà mafiosa. Queste degenerazioni blasfeme e idolatriche si sono trasformate in un vero e proprio culto perverso tra i narcos del Messico con la venerazione della Santa Muerte, modellato sulla popolare Vergine di Guadalupe. Da noi le esemplificazioni sono più immediate, come attestano i ‘pizzini’ religiosi di Bernardo Provenzano che citavano ininterrottamente Dio, Gesù Cristo e la divina Provvidenza, o come si scopre attraverso gli altarini, i vari santini, persino le Bibbie e i testi spirituali, i libri di preghiere ritrovati nei covi o nei bunker dei mafiosi”. “In realtà – osserva il presule – si tratta di una deformazione religiosa in cui la Chiesa deve porsi, e lo fa anche sotto lo stimolo delle staffilate di Giovanni Paolo II o di papa Francesco e delle testimonianze di figure come il beato don Pino Puglisi, in antitesi assoluta a questa che è in realtà irreligiosità e ipocrisia blasfema, divenendo una costante spina nel fianco di ogni forma mafiosa”. Il cardinale, quindi, ha citato gli appelli di papa Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e da ultimo di papa Francesco. “Ed è dei giorni nostri, l’impegno comune di Chiesa e Stato con tutti i loro organi istituzionali, soprattutto nella regione calabrese per erigere una barriera contro la violenza mafiosa, togliendole gli alibi religiosi delle processioni e dei santuari. Polsi ne è una attestazione esplicita”, conclude.

 

 

 

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