Il 25 e 26 ottobre prossimo, a Castrovillari, si svolgerà l’edizione 2018 della Rassegna Internazionale «Vittorio De Seta» di Documentari Etnografici; l’evento è voluto dalla Federazione Italiana Tradizioni Popolari, un’Associazione non profit che, dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso, si occupa di conservare e valorizzare le culture popolari italiane; per quest’anno, tramite la locale Pro Loco, è organizzato da Gerardo Bonifati. In tale ambito di interessi, pertanto, la Rassegna costituisce un omaggio al grande regista e documentarista che, nel corso della sua carriera, ha sempre mostrato particolare attenzione all’approccio etno-antropologico, diventando, di fatto, uno dei più importanti rappresentanti in Italia dell’Antropologia visuale che, come è noto, completa e perfeziona, tramite le immagini fotografiche e cinetelevisive, le descrizioni nel passato realizzate soltanto con le parole. A tale riguardo è opportuno sinteticamente ricordare che il primo vero inizio dell’Antropologia visuale è stato il lavoro Robert Flaherty nel 1922 con il film «Nanook of North» che documenta la vita degli Esquimesi Inuk della penisola Ungava nel nord del Quebec in Canada. Altri esempi importanti sono le documentazioni di Franz Boas sui Kwakiult della Columbia britannica, di Margaret Mead e del suo compagno Gregory Bateson sulla realtà socio-culturale dell’Isola di Bali (1936), di Marcel Griaule e Michel Leris nella missione Dakar-Djibouti (1931-1933), di Jean Rouch (1917-2004), con l’indirizzo del «cinema verità», grazie al quale vengono documentate dal vivo numerose realtà culturali africane. Molto vicino a questa scelta teorico-metodologica è quella di Vittorio De Seta, che a partire degli anni ’50 del secolo scorso ha documentato e analizzato numerosi aspetti delle culture popolari meridionali. Sono da tempo definiti capolavori del cinema etnografico Lu tempu di li pisci spata, Isola di fuoco, Sulfatara, I dimenticati, Banditi ad Orgosolo, solo per citare alcuni titoli della produzione filmica di Vittorio De Seta (Palermo, 15 ottobre 1923 – Sellìa Marina, 28 novembre 2011). Si tratta di film che documentano i ritmi, i rituali e il lavoro che, negli anni ’50, cominciano ad entrare in crisi per il sopraggiungere dell’industrializzazione.