Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, con il coordinamento della locale Direzione Distrettuale Antimafia stanno eseguendo provvedimenti emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, su richiesta del Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Gianluca Gelso, con i quali è stata disposta l’applicazione della misura di prevenzione del sequestro in relazione all’ingente patrimonio, costituito da imprese commerciali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie, riconducibile al gruppo Bagalà di Gioia Tauro.
In particolare il Tribunale ha ritenuto che “a fronte di rapporti consolidati nel tempo ed intrapresi dai soggetti storici della famiglia Bagalà, Giuseppe e Luigi, con i vertici del clan Piromalli, su cui hanno in modo convergente riferito tutti i collaboratori, l’attivita imprenditoriale del proposto e prima di lui del padre Luigi, forte di tale indissolubile legame sedimentato nel tempo è risultata certamente funzionale alle finalita associative di monopolio economico del territorio nel settore delle pubbliche commesse, assumendo il rapporto con la cosca un carattere biunivoco stabile, continuativo e fortemente personalizzato”.
Complessivamente con i provvedimenti è stato disposto il sequestro: di 5 imprese commerciali operanti nel settore della realizzazione di grandi opere edili e infrastrutture; quote societarie relative a 6 imprese; 161 immobili (fabbricati e terreni); 7 autovetture e beni di lusso (n. 4 orologi); rapporti finanziari e assicurativi, nonchè disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di 115 milioni di euro.
Gare per appalti pubblici alterate grazie anche alla “complicità sistematica di dipendenti infedeli delle due stazioni appaltanti, con modalità di alterazione delle gare che mutavano a seconda della stazione appaltante coinvolta”. Gli appalti erano banditi, in particolare, dalla Stazione unica appaltante di Reggio Calabria e dalla Sorical Spa di Catanzaro, la società che gestisce il servizio idrico integrato della Calabria.
Era questa la potenza criminale delle società riconducibili a Giuseppe Bagalà, 61 anni, e Carmelo Bagalà, 59, a cui la Guardia di finanza del Comando provinciale di Reggio Calabria e del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata ha sequestrato beni per un valore che si attesta intorno ai 115 milioni di euro. A rendere forte il sistema delle società riconducibili ai Bagalà erano soprattutto i rapporti con la ‘ndrangheta, a partire dalla cosca Piromalli.
Secondo l’accusa, ai due fratelli Bagalà si aggiungerebbero anche gli altri congiunti a cui sono riconducibili i beni sequestrati: Francesco Bagalà, 28 anni, Luigi Bagalà, 71, Francesco Bagalà, 41. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri.
Il patrimonio sequestrato è costituito da imprese commerciali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie. In particolare, è stato disposto il sequestro di cinque imprese commerciali che operano nel settore della realizzazione di grandi opere edili e infrastrutture; quote societarie relative a sei imprese; 161 immobili (fabbricati e terreni); sette autovetture e beni di lusso, tra cui quattro orologi; rapporti finanziari e assicurativi, nonchè disponibilità finanziarie.