“Qualora dalla lettura degli atti dovessero esserci fatti gravi, tali da determinare un’incompatibilità tra la funzione della carica che ricopro e quella di indagato, fatti – ripeto – gravi, non esiterei a trarne le conseguenze”. Lo ha detto il presidente della Regione, Mario Oliverio, in Consiglio regionale, con riferimento alla vicenda che lo vede indagato dalla Procura di Catanzaro per abuso d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta sul distacco di un dipendente del Comune di Francica all’ente regionale “Calabria Verde”. Su questa vicenda, sollevata in aula dal consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, si è svolto un dibattito che ha registrato vari interventi e la conclusione dello stesso Oliverio. Secondo Guccione “c’è stata una doppia morale, un garantismo a corrente alternata perché da parte del presidente si è attuato il principio di innocenza per sé ma non per altri, rimossi a suo tempo dalla Giunta. Resto convinto che l’avviso di garanzia non sia sinonimo di colpevolezza, tutt’altro, e non può essere strumentalizzato a fini politici né per questioni interne ai partiti, ma – ha rilevato il consigliere regionale del Pd – è evidente che, alla luce di quanto accaduto, il presidente della Regione abbia usato due pesi e due misure. E poi su questi temi non si può transigere, perché è necessaria la massima trasparenza: due anni fa avevo chiesto due informative su Sorical e “Calabria Verde” ma non si è mosso nulla. C’è solo tanta incoerenza e ipocrisia, e c’è poi – ha concluso Guccione – l’inquietante silenzio del Pd su queste vicende. Se continuiamo così rischiamo una grave deriva”.
Ha preso la parola anche il capogruppo di Forza Italia, Mimmo Tallini: “Non faccio processi a nessuno, e nei confronti di Oliverio il nostro giudizio è solo politico, per questo reputo positivo il fatto che nessuno abbia commentato la vicenda relativa al presidente, perché le istituzioni vanno preservate da strumentalizzazioni”. Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere regionale della Cdl Gianluca Gallo, secondo il quale tuttavia “c’è un dato politico palese, che evidenzia una contraddizione da parte del presidente, e cioè nel luglio 2015 la decapitazione dei suoi assessori coinvolti nell’inchiesta “Rimborsopoli””. Dopo l’intervento di Gallo è arrivata una precisazione del vicepresidente del Consiglio regionale, Enzo Ciconte, del Pd, che ha ricordato di “essersi dimesso all’epoca” per quella vicenda di circa tre anni. Arturo Bova, dei “Democratici Progressisti”, ha rimarcato: “Premesso il massimo rispetto per la magistratura, che in Calabria fa un grande lavoro, a mio avviso prima di inviare un avviso di garanzia a un presidente della Regione si deve fare particolare attenzione sul piano istituzionale, e fare un dibattito in aula su questo tema non è stato il massimo”. A chiudere il dibattito è stato Oliverio, che in premessa ha ringraziato Ciconte “per la precisazione, e i consiglieri d’opposizione per la loro posizione e per l’atteggiamento tenuto questi giorni”, ha poi aggiunto: “Rendo noto che ho chiesto io al Pd di non assumere iniziative perché non ho bisogno di solidarietà, e in questo caso non c’è bisogno di solidarietà. E faccio presente al consigliere Gallo che io non ho decapitato nessuno, come ha opportunamente chiarito Ciconte. Ribadisco – ha spiegato Oliverio – che il mio rispetto per la magistratura non muta, anzi si rafforza, come del resto ho detto subito dopo la notifica dell’avviso di garanzia, di cui io stesso ho dato notizia all’opinione pubblica. Mi riservo di esercitare la mia difesa appena avrò acquisito la documentazione, e dall’esito della lettura degli atti farò una valutazione anche politica. Qualora dalla lettura di questi atti dovessero esserci fatti gravi, tali da determinare un’incompatibilità tra la funzione e l’esercizio della carica che ricopro e quella di indagato, fatti – ripeto – gravi, non esiterei a trarne le conseguenze. Naturalmente non l’ho fatto finora per responsabilità – altrimenti l’avrei fatto – perché un atto del genere, e senza vedere le carte, da parte di un presidente di Regione comporterebbe lo scioglimento del Consiglio regionale: lo comunico a tutta la Calabria, a Guccione e tutto il Consiglio, perché sono qui perché mi hanno voluto qui i calabresi e voglio fare il presidente fino in fondo”.
Il presidente della Regione ha quindi osservato: “Nella mia vita non c’è mai stata una doppia morale, ma una sola morale, a dispetto di quanti ogni giorno agitano moralisticamente problemi che poi nascondono anche pratiche e azioni contrarie con quanto praticano. E la mia sola morale è quella rispettare il bene comune, ed esercitare la mia funzione con la massima trasparenza, e – ha sostenuto Oliverio – anche nel caso di abuso di ufficio per una presunta interferenza per un distacco a un ente che non amministro direttamente non ho doppie morali. Lo dico a voce alta e senza timidezze anche perché mi ritengo estraneo ai fatti contestati, pur ribadendo il massimo rispetto della magistratura. Rimando al mittente, anzi ai mittenti, la doppia morale. E ricordo che su “Calabria Verde”, anche prima della magistratura, il sottoscritto è intervenuto subito disponendo il commissariamento e affidandosi – non è un caso – a un generale dell’Arma dei carabinieri, e lo stesso abbiamo fatto in altri enti: questa opera di bonifica – ha concluso il governatore – andrà avanti e ne daremo informazione al consiglio regionale quando i capigruppo lo riterranno opportuno”.