Sono trascorsi ormai 40 anni dal tragico evento consumatosi in Via Fani, che ha visto come triste protagonista lo statista Aldo Moro. Un uomo estremamente intelligente e colto; aperto al dialogo e al confronto con tutti; mite; dai toni composti e misurati, ma tutt’altro che irrisoluto. Ecco chi è stato Aldo Moro, passato dalla Fuci all’impegno nell’Esercito prima e nell’Aeronautica poi – durante la Seconda Guerra mondiale – per tornare nuovamente nella sua adorata Università appena 30enne stavolta nelle vesti di professore e non più di brillante studente. Ma l’amore grande del Presidente, oltreché in primis per la sua famiglia, è sempre stato per la politica in cui animato da un’incrollabile Fede in Dio ha iniziato la scalata a partire dalla Costituente. Da allora, ai prodromi della Repubblica e di una fragile democrazia, ha guidato l’Italia – cercando di proteggerla da ogni possibile attacco, interno ed esterno – insieme ad altri maggiorenti del potentissimo Partito-Stato in cui militava, la Dc. Uomo del Sud – nato a Maglie e cresciuto a Galatina, nelle Puglie, ma con tanto sangue calabrese nelle vene, essendo figlio di una maestra elementare di Cosenza, Fida Stinchi – portò la sua meridionalità sempre nel cuore, manifestandola nei modi di fare gentili e calorosi. Trascorse però un’intera vita nella Capitale e in giro per il mondo, visitato nei frequenti viaggi istituzionali, venendo barbaramente assassinato da un’organizzazione, le Br, che propugnava il sovvertimento dell’ordinamento costituzionale attraverso la violenza e la sopraffazione. Accadde esattamente 40 anni fa, quando l’on. Moro venne rapito in via Mario Fani mentre i cinque uomini della scorta non riuscirono a proteggerlo venendo trucidati prima di poter abbozzare qualsiasi tentativo di difesa. Fu un’azione militare, lucidamente e meticolosamente pianificata, che privò il Paese di una mente raffinata, capace di vedere assai oltre il suo tempo. Convinto europeista, contribuì a rendere l’italietta dell’era immediatamente post-
M. P.