REGGIO CALABRIA. Una donna, M.R.I., medico dipendente dell’Asp di Reggio Calabria è finita agli arresti domiciliari perché indagata, in concorso con il marito bulgaro allo stato irreperibile, per avere comperato una bambina al fine di adottarla, facendola passare come figlia naturale dell’uomo. A suo carico anche i reati di maltrattamenti contro familiari o conviventi e abbandono di persone minori o incapaci. La misura cautelare è stata emessa dal gip di Palmi, su richiesta della Procura diretta dal procuratore capo, Ottavio Sferlazza. Le indagini sono scattate nel febbraio dello scorso anno da una segnalazione ricevuta dall’aliquota della Polizia di Stato della polizia giudiziaria. I poliziotti hanno verificato la segnalazione, secondo cui insieme all’indagata viveva una bambina, minore di età, alla quale veniva impedito di uscire di casa e che era costretta a vivere in un ambiente malsano. Quando gli agenti si sono presentati alla sua porta, la donna dapprima ha negato che vi fosse una bambina, poi ha detto che si trattava della figlia naturale del marito, in quel momento assente perché rientrato in patria per motivi familiari. Le condizioni igieniche della bambina sono state valutate scadenti, indossava abiti logori e sporchi, peraltro non della sua taglia. La bambina non parlava, camminava con difficoltà e portava ancora il pannolino malgrado fosse prossima a compiere quattro anni. Della situazione è stato informato il pm di turno presso la Procura dei minori di Reggio Calabria, che ha disposto il temporaneo affidamento ai Servizi sociali con collocazione in una struttura protetta.