LAMEZIA TERME. Beni per 217.000 euro sono stati se questrati dai finanzieri del gruppo di Lamezia Terme nell’ambito di un’operazione, coordinata dalla locale procura della Repubblica, che vede indagati un commercialista, Gianfranco Antonello Muraca, ed un noto imprenditore, Giuliano Caruso, per usura aggravata commessa ai danni di un operatore economico operante in città. Il caso, secondo quanto si apprende, è risultato di particolare interesse investigativo, in quanto è stato disvelato un complicato sistema illecito di prestito usurario, al quale gli indagati hanno tentato di dare parvenze legali, distorcendo a proprio vantaggio complicate strutture giuridiche. E’ stato, infatti, scoperto dai finanzieri che l’imprenditore vittima dell’usura, nel momento più grave di difficoltà finanziaria della sua azienda, è stato costretto a sottoscrivere un contratto di associazione in partecipazione, regolarmente registrato, con il quale accettava dagli usurai l’apporto di capitali per 250.000 euro, che avrebbe dovuto restituire mediante il versamento di rate mensili con interessi pari ad oltre il 27% annuo. Secondo l’accusa lo strumento giuridico dell’associazione in partecipazione, in apparenza del tutto lecito, voleva celare un prestito usurario. L’associazione in partecipazione, infatti, è un contratto di scambio con il quale normalmente l’associato apporta un finanziamento all’impresa e come contropartita partecipa agli utili della stessa. Nel contratto stipulato tra gli indagati e la vittima, invece, la clausola prevalente prevedeva, a fronte del finanziamento, un “reddito minimo garantito” annuo per gli usurai di 69.000 euro per sei anni, mediante rate di 5.750,00 al mese (per un totale di 414.000) e, al termine di tale periodo, anche – la restituzione dell’intero capitale prestato, 250.000 euro, per una somma complessiva di ben 664.000 euro. Il Gip del Tribunale di Lamezia Terme ha, perciò, disposto nei confronti delle due persone indagate il sequestro per equivalente di disponibilità finanziarie e beni mobili ed immobili fino alla concorrenza di 217.000 euro pari alle somme che la vittima era riuscita, nel frattempo, a versare agli usurai, fino all’intervento della guardia di finanza. Il sequestro ha interessato disponibilità finanziarie su rapporti accesi presso vari istituti bancari dai due indagati e la quota parte di un appartamento di proprietà del commercialista. Le due persone interessate dalle indagini, pertanto, dovranno rispondere del reato di usura continuata ed in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto a danno di chi svolge attività imprenditoriale. Le indagini, svolte, sotto la guida del Comandante Ten. Col. Fabio Bianco, dal Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, sono state eseguite dal Nucleo Mobile dello stesso gruppo e sono state coordinate dal sostituto procuratore Luigi Maffia.