REGGIO CALABRIA. “Sono costretta a prendere atto, per l’ennesima volta, che nella Regione Calabria il rispetto delle regole democratiche, delle norme, delle leggi e dei regolamenti non rappresenta un obbligo, quanto una scelta discrezionale, un optional da valutare in base alle convenienze personali e alle opportunità”. Lo dichiara Wanda Ferro, consigliera regionale ed esponente di Fi. “Così – dice – succede che, se nella Regione del presidente Oliverio la sua maggioranza non “trova la quadra” sulle poltrone, il rinnovo dell’Ufficio di presidenza del Consiglio viene rinviato da giugno a settembre e se, ancora, i posti da spartire non bastano per tutti non si procede proprio al rinnovo delle commissioni consiliari, in spregio alle chiare disposizioni del regolamento dell’aula. Infatti, il comma 7 dell’art. 29 del regolamento non lascia spazio ad alcuna interpretazione: ” Le Commissioni permanenti sono rinnovate con il rinnovo dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale”. Dunque, anche le commissioni consiliari – argomenta – avrebbero dovuto essere rinnovate entro lo scorso mese di giugno e, invece, non si è proceduto al rinnovo neanche in coincidenza del rinnovo dell’ufficio di presidenza”. Ferro osserva che “le convocazioni e le adunanze delle commissioni procedono come se nulla fosse, secondo l’invocato principio della prorogatio secondo il quale esse potrebbero continuare a svolgere le funzioni sino al loro rinnovo. Mi permetto, sommessamente, di offrire uno spunto di riflessione sul fatto che la Corte Costituzionale si è pronunciata sul regime della cosiddetta prorogatio, affermando, con la sentenza 208/92, che “? ogni proroga, in virtù dei principi desumibili dal citato art. 97 della Costituzione, può aversi soltanto se prevista espressamente dalla legge e nei limiti da questa indicati ?” e che qualora la regola della prorogatio “risultasse di generale applicazione, senza le cautele idonee ad impedirne l’abuso ? è rispetto ad essa che verrebbe a profilarsi un contrasto con la Costituzione”. Mi auguro davvero – conclude – che anche questa volta non debba intervenire la Corte Costituzionale per ripristinare le regole della democrazia che, in questa terra, sembrano sempre più essere cadute in desuetudine”.