COSENZA. Tutto era iniziato oltre un anno fa. Francesco Antonio Miceli, impiegato quarantenne di Tortora, nell’alto Tirreno cosentino, non si dava pace per la malattia del figlio e aveva iniziato ad accusare Raffaele D’Amante, 63 anni, medico addetto al punto vaccinale di Belvedere Marittimo e di Diamante, collegato all’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Riteneva che fosse stato un vaccino, praticato dal medico, ad aver causato l’autismo del figlio. Inutili erano state le spiegazioni e i tentativi di convincerlo che non vi era alcuna correlazione tra la malattia e il vaccino. Alla fine, dopo le minacce, evidentemente ha deciso di passare all’azione. Lo scorso 14 giugno l’uomo è riuscito a incontrare il medico. Lo ha atteso a lungo sotto la sua abitazione e, una volta incontratolo, lo ha immobilizzato e picchiato. Il quarantenne, evidentemente esasperato e convinto della colpa del medico, lo ha colpito con calci e pugni in faccia, procurandogli un trauma cranico, lividi su tutto il corpo e due costole rotte. L’uomo avrebbe anche tentato di strangolarlo ma le urla del medico avevano richiamato alcuni passanti e l’aggressore era stato perciò costretto a desistere e ad allontanarsi. Il medico, che in seguito all’aggressione era stato ricoverato in ospedale con una prognosi di venti giorni, ha riconosciuto il suo aggressore. Così i carabinieri di Belvedere Marittimo e di Praia a Mare lo hanno rintracciato già nell’immediato, ricostruendo i fatti e redigendo un minuzioso rapporto su quanto accaduto. Una volta raccolti tutti gli elementi, è scattata, su richiesta della Procura, l’ordinanza di applicazione di misura cautelare e il gip del tribunale di Paola ha disposto l’arresto per minacce e lesioni personali. Miceli è stato posto ai domiciliari. “Quando mi aggredì – ha raccontato il medico – io risposi che il vaccino era stato somministrato secondo le norme, ma non c’era stato nulla da fare: per lui non c’erano dubbi sul fatto che il suo bambino si fosse ammalato dopo il vaccino”. Gli investigatori hanno, naturalmente, avviato anche degli accertamenti sul lotto vaccinale alla base dell’accusa dell’uomo. Ma, a quanto si apprende, al momento non risultano collegamenti tra la somministrazione del vaccino e la malattia del figlio dell’aggressore.