ROMA. Lo scontro con l’Ue sul deficit “è un film già visto: tre anni fa, quando abbiamo fatto la battaglia per la flessibilità, l’Europa all’inizio diceva non esiste’. E invece nel giro dei sei mesi, combattendo una battaglia durissima, la flessibilità ce la siamo presa, 20 miliardi. È stato un successo politico. La proposta di tornare a Maastricht chiunque governerà sarà ripresa perché è talmente forte e articolata che segnerà il dibattito e la partita la vinceremo”, ha detto martedì mattina il segretario del Pd Matteo Renzi a Radio Kiss Kiss. Il leader del Pd prepara la battaglia del voto e presenta la sua proposta di rottamazione del fiscal compact: ‘Buttiamo giù il debito ma torniamo a Maastricht e a un deficit del 3% – dice-. Rottamiamo il Fiscal Compact e tiriamo giù le tasse a famiglie con figli, ad artigiani e piccoli imprenditori, e a chi non ce la fà. Ma l’idea non convince. Il ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, la liquida così: ‘Un tema per la prossima legislatura’. E anche il ministro per lo Sviluppo, Carlo Calenda, avverte in un’intervista al Corsera: “Aumentare il deficit è un rischio da prendere solo se si spinge su investimenti, privatizzazioni e riforme”. Poi, a margine di un convegno sull’energia, spiega ulteriormente: “Le proposte” su una revisione del fiscal compact “mi convincono se sono articolate come un piano industriale concreto che puntando su pochi fattori di crescita del Paese, sia in grado di accelerare il processo oggi in atto, cioè agganciare la domanda internazionale”. “Per noi – aggiunge Calenda – questo significano beni ma anche turismo secondo un percorso che ha fatto anche la Germania portandola a una crescita di lungo periodo”.