Dava ordini dal carcere uno dei “carnefici” di Cocò
COSENZA. Continuava a dare ordini dal carcere Cosimo Donato, una delle persone arrestate per la morte del piccolo Nicola “Cocò” Campolongo, il bambino di tre anni ucciso e bruciato in auto nel 2014, a Cassano Ionio, insieme al nonno Giuseppe Iannicelli e alla compagna dell’uomo, Ibtissam Touss. I Carabinieri hanno eseguito all’alba di venerdì 8 misure cautelari, 2 in carcere e 6 agli arresti domiciliari, operando nei comuni di Firmo, Lungro, Spezzano Albanese e Cetraro. Le misure, emesse dal Tribunale di Castrovillari, sono scaturite da una complessa attività investigativa condotta dalla compagnia di Castrovillari e diretta dalla procura della città del Pollino. Le accuse contro gli arrestati sono di detenzione e porto di armi comuni e clandestine, acquisto, spendita ed introduzione nello Stato di banconote falsificate, truffa, ricettazione, furto in abitazione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione. L’attività investigativa è nata proprio dall’arresto di due pregiudicati residenti nel Comune di Firmo, Cosimo Donato e Faustino Campilongo, accusati dell’omicidio del piccolo. Donato, colpito dalla misura di oggi, tramite la moglie, Vittoria Bellusci, che andava a trovarlo in carcere, anche lei arrestata, avrebbe dato disposizioni ai componenti della banda per proseguire, in sua assenza, le attività criminali. Inoltre sarebbe anche stato rilevato il suo risentimento, con propositi di vendetta, nei confronti dei Carabinieri che lo avevano arrestato. Nel corso delle indagini, i militari hanno trovato e sequestrato due fucili, una pistola, con relativo munizionamento, stupefacenti e banconote contraffatte. Per questi ritrovamenti erano state già eseguite, nel settembre del 2016, nove ordinanze di custodia cautelare in carcere e diverse denunce.