Faida di Platì, cinque arresti per una serie di omicidi
Cinque persone sono state fermate, su disposizione della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, dai Carabinieri del Ros, del Comando provinciale e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, perché ritenute a vario titolo responsabili di una serie di omicidi, con l’aggravante del metodo mafioso, commessi nel corso della faida tra le famiglie Marando e Trimboli che insanguinò Platì tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000, con l’uccisione di 5 persone. I fermati sono Rosario Barbaro, Saverio Trimboli, Rosario Marando, Bruno Polito e Domenico Trimboli. Pasquale Marando, di Platì, considerato capo della omonima ‘ndrina attiva tra il centro aspromontano e il Piemonte, di cui si erano perse le tracce nel 2002, fu ucciso ed il suo cadavere occultato nel gennaio dello stesso anno da esponenti della famiglia avversa dei Trimboli. È quanto emerge dall’operazione che ha portato ai cinque fermi eseguiti dai Carabinieri. Gli assassini avrebbero agito con l’autorizzazione di Rosario Barbaro, ritenuto capo della “locale” di ‘ndrangheta di Platì, che voleva così ridimensionare i Marando che insidiavano la sua leadership sul territorio. L’uccisione sarebbe stata opera di Saverio Trimboli, detto “Savetta”, fratello di Antonio Giuseppe e Rosario, con il concorso di altri esponenti della cosca Trimboli. L’omicidio avvenne all’interno di un’abitazione di Platì, dove Marando, all’epoca latitante, era stato portato per partecipare ad una riunione che sancisse un chiarimento con i Trimboli. Fu un intervento del “Crimine”, struttura di vertice della ‘ndrangheta reggina, a fermare la faida che insanguinò Platì, centro aspromontano, fra la fine degli anni Novanta e gli inizi del 2000. È quanto emerge dalle indagini della Dda di Reggio Calabria. L’omicidio di Pasquale Marando, nato a Platì nel 1963, considerato capo della omonima ‘ndrina attiva tra Platì e il Piemonte, irreperibile dal 2002 e vittima di “lupara bianca” secondo quanto appurato ora dagli inquirenti, si inquadrerebbe nella faida che si è scatenata nell’ambito della cosca Marando-Trimboli per contrasti sulla gestione e la spartizione dei proventi del traffico internazionale di droga. I contrasti per la droga avevano portato i Marando a colpire i Trimboli per riaffermare la loro supremazia nell’ambito del sodalizio mafioso. Uno scontro che fu interrotto quindi dall’intervento del “Crimine”. L’omicidio di Marando portò a un nuovo equilibrio nei rapporti tra le cosche di Platì, che videro i Barbaro rafforzati. Oltre che sulla scomparsa di Pasquale Marando, le indagini del Ros hanno fatto luce anche su un omicidio e altri tre casi di lupara bianca, maturati sempre nell’ambito della faida. Il primo omicidio risale al gennaio 1997, quando fu assassinato a colpi di pistola Ferdinando Virgara. Secondo le indagini fu ucciso da Pasquale Marando, Rosario Trimboli e Antonio Giuseppe Trimboli, a loro volta successivamente assassinati. Poi nella scia di sangue della faida seguirono tre casi di lupara bianca, ai danni dei fratelli Antonio Giuseppe Trimboli (scomparso nel luglio 2001) e Rosario, ucciso insieme al parente Saverio Trimboli (nel novembre dello stesso anno). I loro corpi non sono mai stati ritrovati. L’uccisione dei Trimboli sarebbe stata ordinata e attuata da Pasquale Marando per ribadire la sua supremazia sulla cosca Trimboli e perché si era convinto che proprio i Trimboli lo avessero deliberatamente indotto in errore, accusando falsamente Ferdinando Virgara di responsabilità nell’omicidio del fratello Francesco, il cui cadavere fu trovato nel maggio 1996 in val di Susa. I cinque fermati sono Rosario Barbaro, inteso “u Rosi” o “Rosi da Massara”, di 77 anni, nato a Platì; Saverio Trimboli, inteso “Savetta”, di 43 anni, nato a Locri; Rosario Marando, di 49 anni, nato a Platì; Bruno Polito, di 45 anni, nato a Locri; Domenico Trimboli, di 36 anni, nato a Platì.