MILANO. I carabinieri hanno eseguito nelle province di Milano, Como e Lecco, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Milano, nei confronti di 40 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi. Al centro delle indagini del Ros tre sodalizi della ‘ndrangheta radicati nel Comasco e nel Lecchese, con diffuse infiltrazioni nel tessuto locale e saldi collegamenti con le cosche calabresi di origine. Documentati, in particolare, i rituali mafiosi per il conferimento delle cariche interne e le modalità di affiliazione. Gli arresti eseguiti dai carabinieri del Ros, nell’ambito dell’operazione denominata “insubria” riguardano anche le province di Monza-Brianza, Verona, Bergamo e Caltanissetta, mentre i Carabinieri del Ros di Reggio Calabria hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Reggio Calabria nei confronti di tre persone: Giuseppe Larosa di 49 anni, Pasquale Valente di 52 anni (entrambi di Giffone), Salvatore Bruzzese di 62 anni (di Grotteria). Tutti e tre sono accusati associazione per delinquere di stampo mafioso. Si tratta di un’indagine collegata a quella della Procura distrettuale di Milano, denominata “Insubria”. In particolare è emersa la figura di Giuseppe Larosa, noto anche come “Peppe la mucca”, secondo l’accusa in possesso della “dote” di Mammasintissima, col ruolo di vertice del locale di Giffone, al quale sono subordinate le locali di Cermenate e Fino Mornasco (nella Brianza comasca) e di Calolziocorte (nel lecchese) nonché altre locali non ancora individuate. Pasquale Valente, panettiere incensurato, sarebbe invece in possesso della dote della “Santa”, e sarebbe in stretto contatto con Giuseppe Larosa. Salvatore Bruzzese, detto Salineri, sarebbe invece l’attuale reggente del locale di Grotteria. “Tra il 2008 e il 2014 sono stati accertati 500 episodi intimidatori tra i quali molte estorsioni che in gran parte non vennero denunciate dalle vittime”. Lo ha spiegato il pm di Milano Paolo Storari che insieme alla collega Francesca Celle e il procuratore aggiunto Ilda Boccassini ha coordinato le indagini della Dda milanese che hanno portato all’arresto di 40 presunti affiliati alla ‘ndrangheta. Il pm in conferenza stampa ha precisato che “in tanti casi le estorsioni sono state apprese in diretta con le intercettazioni”, aggiungendo che “una delle attività prevalenti” delle cosche decapitate stamane in Lombardia “era quella del recupero crediti in quanto gli imprenditori si rivolgevano all’ndrangheta quando avevano problemi di insolvenza”. Il procuratore aggiunto Boccassini ha parlato anche di infiltrazioni della ‘ndrangheta in Svizzera sottolineando il coordinamento con la magistratura elvetica in questa operazione. “Per la prima volta sono stati documentati filmati con intercettazioni ambientali su un giuramento della ‘ndrangheta” sottolinea inoltre la Boccasini evidenziando l’eccezionalità del video agli atti dell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel comasco e nel lecchese che ha portato a 40 arresti. “Il video in cui viene documentata una riunione di ‘ndrangheta con il conferimento delle doti – spiegano gli investigatori – è stato girato a Castella di Brianza (Lecco)”. ”Per la prima volta abbiamo sentito la voce di un mafioso durante un video – continua Boccassini che, durante la conferenza stampa, ha letto alcune frasi pronunciate dagli affiliati – e non siamo a Reggio Calabria ma nella ridente provincia del nord, nelle zone del comasco e del lecchese”. L’indagine che ha portato a 40 arresti per associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto abusivo d’armi, ruota attorno a tre gruppi radicati nelle due province lombarde e in costante collegamento con le cosche calabresi.