Aumenta, nonostante il passaggio della crisi di governo, la fiducia dei consumatori italiani mentre nelle imprese l’ottimismo stenta a farsi strada. Secondo l’Istat, il clima di fiducia dei consumatori migliora (con l’indice che sale da 108,1 a 111,1) riportandosi sul livello di luglio 2016. E’ un aumento inaspettato, incoraggiante dopo un lungo trend sempre in calo e che potrebbe far ipotizzare una seppur minima accelerazione del Pil all’inizio del 2017. Infatti l’esito del referendum costituzionale, nonché la successiva crisi di governo – peraltro, risolta in tempi brevissimi , non sembra aver avuto alcun impatto negativo sulla fiducia degli operatori economici. Ma è una tendenza che non viene replicata dall’indice del clima di fiducia delle imprese, che scende da 101,4 a 100,3 punti con andamenti diversificati nei settori. Numeri che emergono mentre gli economisti dell’Abi, l’associazione delle banche, diramano le loro previsioni sull’economia tricolore, che come spesso accade in questi tempi viene vista sì in crescita, ma soltanto a “ritmo lento. “Per quanto riguarda i consumatori“, annotano dall’Istat, “il miglioramento è diffuso a tutte le componenti del clima di fiducia”: il clima economico, che misura le aspettative nei confronti della performance del Paese, passa da 127,6 a 133,8. A differenza di quanto avvenuto spesso in passato, anche il clima personale e quello corrente salgono (per il secondo mese consecutivo) passando, rispettivamente, da 101,3 a 102,7 e da 103,7 a 106,2. La componente futura torna ad aumentare nel mese di dicembre (da 113,8 a 116,2), raggiugendo il livello più elevato da giugno 2016. “I giudizi dei consumatori riguardo la situazione economica del Paese migliorano decisamente (il saldo passa da -53 a -40) così come le aspettative, il cui saldo torna ad aumentare (da -20 a -16) dopo sette mesi consecutivi di diminuzione”. Tra le imprese, come detto, la dinamica varia di caso in caso. Peggiora la fiducia nei servizi (l’indice passa da 105,0 a 102,5) e nelle costruzioni (da 124,2 a 120,4); invece nella manifattura e nel commercio al dettaglio l’indice sale, rispettivamente, da 102,2 a 103,5 e da 106,5 a 107,4.