CATANZARO. Sei provvedimenti di fermo sono stati emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di esponenti apicali della famiglia ‘ndranghetista dei Bonavota, attiva nei comuni del Vibonese di Sant’Onofrio e Maierato. È il bilancio di un’operazione congiunta dei carabinieri di Vibo Valentia e Roma con la quale si ritiene di aver “decapitato” la cosca Vibonese con ramificazioni nella Capitale. I sei sono ritenuti responsabili in concorso, a vario titolo, di: omicidio; detenzione e porto di armi comuni e da guerra; danneggiamento; estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso. Le indagini hanno consentito di individuare mandanti ed esecutori materiali di due omicidi avvenuti nel vibonese nel 2004. Secondo gli investigatori è stata fatta luce su dinamiche criminali, coincidenti con l’ascesa della famiglia dei Bonavota, da cui sono scaturiti i due gravi fatti di sangue del Vibonese. Ma anche, sono stati individuati mandanti ed esecutori materiali, riconducibili alla famiglia dei “Bonavota”, dei danneggiamenti mediante esplosione di colpi di arma da fuoco avvenuti a Maierato nel 2004 all’azienda “Callipo Conserve Alimentari S.p.a.” e nel 2016 al complesso residenziale “Popilia Country Resort”. Sono tutti di Sant’Onofrio i destinatari dei provvedimenti di fermo. Le persone fermate sono i fratelli Pasquale, Domenico e Nicola Bonavota; Onofrio Barbieri, Domenico Febbraro e Giuseppe Lopreiato. Sono accusati a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, omicidi, danneggiamenti, estorsione. Vi sono poi altri 13 indagati non raggiunti dal provvedimento di fermo perché già in carcere per altri reati come Francesco Fortuna, pure lui di Sant’Onofrio e detenuto per l’omicidio di Domenico Di Leo. In flagranza del reato di favoreggiamento della latitanza di Domenico Bonavota (preso questa notte) è stato arrestato Giovanni Lopreiato, pure lui di Sant’Onofrio. In flagranza del reato di detenzione di armi è stato infine arrestato Antonio Petrolo. Irreperibile Nicola Bonavota. Tra le persone indagate nell’ambito dell’operazione “Conquista”, che ha portato oggi all’esecuzione di 6 fermi da parte dei Carabinieri a carico di altrettanti, presunti esponenti della cosca mafiosa dei Bonavota, c’è anche un avvocato. Si tratta di Giuseppe Di Renzo, legale di Vibo Valentia, sospettato di favoreggiamento aggravato dall’avere agevolato una cosca di ‘ndrangheta. Secondo le accuse, l’avvocato avrebbe portato fuori dal carcere un bigliettino del boss Andrea Mantella, ora collaboratore di giustizia, destinato a un imprenditore proprietario di un mattatoio nelle cui vicinanze venne ucciso, il 4 maggio 2004, Raffaele Cracolici. Per favoreggiamento sono indagati anche Francesco Lo Bianco, parente di Mantella, e Antonio Falbo.
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