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Incendi, Cfs: 18 persone denunciate nel 2016 in Calabria

Incendi, Cfs: 18 persone denunciate nel 2016 in Calabria

REGGIO CALABRIA. Sono state 18, di cui due arrestate, le persone denunciate, nel corso del 2016, dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato in Calabria. I dati sono stati resi noti dal comando regionale Calabria – Sicilia del corpo. “Durante il periodo di massimo rischio di incendio, ovvero dal 15 giugno al 30 settembre 2016, i comandi territoriali del CFS – spiefga una nota – hanno segnalato all’Autorità Giudiziaria diciotto persone, di cui sedici sono state denunciate a piede libero e due tratte in arresto in flagranza di reato o sottoposte a misure di custodia cautelare. Si tratta di soggetti ritenuti responsabili, singolarmente o in concorso con altri, di incendi verificatisi nel territorio calabrese, e precisamente due nel Crotonese, due nel Catanzarese, due nel Reggino e otto nel Cosentino”. Sono stati sequestrati quattro accendini ed effettuate tre perquisizioni. Un indagato dovrà rispondere del reato di incendio non boschivo doloso; cinque indagati di incendio boschivo doloso e dodici di incendio boschivo colposo. Questi ultimi rischiano la reclusione rispettivamente da 4 a 10 anni e da 1 a 5 anni; pena destinata ad aumentare in presenza di circostanze aggravanti. L’attività del CFS non è venuta meno anche nel restante periodo dell’anno con altre due persone denunciate (una nel Catanzarese e una nel Reggino) e un arresto nel Reggino per incendio boschivo doloso. “All’individuazione dei responsabili – si legge – si è giunti attraverso minuziose indagini, effettuate dalle articolazioni del CFS con il supporto del N.I.A.B. (Nucleo Investigativo di Antincendio Boschivo), personale specializzato nell’applicazione di specifiche tecniche investigative. Nelle aree interessate da continui e ripetuti incendi sono state utilizzate telecamere nascoste, che hanno consentito di immortalare il responsabile del reato, come avvenuto per una donna nel cosentino. E’ stato, altresì, adottato il metodo delle evidenze fisiche, che permette di determinare la dinamica delle fiamme e di classificarne la causa. Da non dimenticare, inoltre, la collaborazione dei cittadini che hanno fornito preziose testimonianze e hanno segnalato tempestivamente le fiamme al numero di emergenza ambientale 1515. I roghi divampati in Calabria – scrive il comando del Cfs – hanno interessato non solo aree marginali e rurali, ma anche aree antropizzate, danneggiando, in alcuni casi, oltre ai soprassuoli agrari e forestali, anche fabbricati e automezzi”. Gli incendi sono stati causati dall’uomo per colpa o dolo. Cause che tuttavia si distinguono in una serie di motivazioni legate ai profili sociali, economici e produttivi delle diverse realtà territoriali. “Gli incendi colposi, o involontari, – si legge – sono riconducibili ad attività agricole e forestali condotte con negligenza, imprudenza e imperizia, al fine di ripulire incolti, scarpate stradali o ferroviarie, eliminare i residui vegetali scaturiti dalle lavorazioni forestali e agricole, rinnovare il pascolo, bruciare stoppie. Operazioni che sono state spesso eseguite in modo incontrollato in aree contigue a quelle boscate e alla presenza di vento. Un incendio è stato causato dall’uso di apparecchiature a motore sull’erba secca. Le cause dolose, invece, – sottolinea il Cfs – sono connesse alla ricerca di un profitto, quali l’apertura o il rinnovo del pascolo a spese del bosco, il bracconaggio, o la speculazione edilizia, non sapendo che le zone boscate ed i pascoli bruciati per almeno quindici anni non possono avere destinazione diversa da quella preesistente all’incendio; che sugli stessi soprassuoli sono vietati per dieci anni il pascolo, la caccia e la realizzazione di edifici e per cinque anni le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale. A tal proposito questi vincoli vengono applicati dai Comuni, i quali annualmente, obbligati dalla Legge quadro sugli incendi n. 353/2000, censiscono i terreni percorsi dal fuoco attraverso un apposito catasto, avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo Forestale dello Stato. Se da un lato la maggior parte degli incendi è legata ad attività illecite collegate a finalità agricole e di pastorizia, dall’altro a bruciare la Calabria sono non solo contadini e pastori, ma anche operai, disoccupati e pensionati. L’identikit dell’incendiario calabrese che emerge dall’analisi delle persone denunciate dal CFS – si legge – parla di individui (donne e uomini) che hanno un’età compresa tra 26 e 75 anni, perlopiù incensurati e residenti nella stessa provincia dove commettono il reato”.

 

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