CATANZARO. “Le politiche per l’infanzia in Italia e specialmente in Calabria sono un bellissimo libro dei sogni. Legislazioni all’avanguardia in molti ambiti, ma con nessuna voce di spesa. Tutto questo perché i bambini non hanno voti e quindi le loro condizioni di sottosviluppo non interessano concretamente alla classe politica”. Lo afferma il senatore Nico D’Ascola (Ncd), candidato alla presidenza della Regione. “A 25 anni dalla Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia, ci troviamo – dice – a dover registrare la presenza di circa 20 mila bambini poveri o a rischio povertà in una Regione di uno dei principali paesi industrializzati del mondo. Ventimila bambini poveri o a rischio povertà rappresentano uno schiaffo alle politiche sociali inconsistenti degli ultimi anni. I progetti del fondo sociale europeo – spiega – non sono stati indirizzati per tutelare i nuclei familiari in condizioni di disagio o quelle a grave rischio di insolvenza. Addirittura, le rette per il mantenimento dei minori in difficoltà sono state adeguate, e solo parzialmente, appena un anno fa. Il Garante per l’infanzia, figura importante che avrebbe dovuto essere di cerniera tra le politiche regionali sulla tutela dei bambini e quelle nazionali, è diventato uno strumento di parcellizzazione elettorale. Basti pensare ai tanti minori, troppi, che sono ancora vittime di molestie sessuali e che non hanno ancora un supporto concreto in termini di prevenzione, di aiuto psicologico, di intervento psicoterapico”. A parere di D’Ascola, “la lotta alla pedopornografia è un dovere fondante, etico e morale. Come Alternativa Popolare prevediamo un programma che punti a rafforzare gli interventi a favore dell’infanzia Operazioni chiari e trasparenti. è necessario immaginare l’utilizzo del Fse per favorire le politiche di adozione e sostenere la deistituzionalizzazione . I bambini – conclude – sono la radice di ogni comunità e non disporre di strumenti conformi ai loro bisogni non è degno di una società civile”.