SAN GIOVANNI IN FIORE. Una cava abusiva la cui realizzazione provoca il rischio di crollo di un costone della montagna, è stata scoperta e sequestrata dai carabinieri del Nucleo patrimonio culturale di Cosenza, in collaborazione con quelli di San Giovanni in Fiore, sulle sponde del fiume Arvo, in località Ponente. Il provvedimento è stato emesso dal gip Giuseppa Ferrucci su richiesta della Procura della Repubblica di Cosenza, alla luce del grave pericolo di crollo del costone. Le indagini sono iniziate dopo un esposto di Legambiente che aveva segnalato la gravità della situazione, e sono state dirette dal pm Maria Francesca Cerchiara, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Marisa Manzini e la direzione del procuratore Mario Spagnuolo. Il proprietario del terreno, un imprenditore di 78 anni, di San Giovanni in Fiore è stato denunciato per la realizzazione e la gestione di una cava abusiva in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, nonché del crollo parziale del costone di montagna dove è stata realizzata la cava e della conseguente situazione di pericolo venutasi a creare. Legambiente Calabria esprime “soddisfazione per il sequestro della cava in località Arvo, effettuato dalla Procura della Repubblica di Cosenza grazie all’impegno e alla determinazione dei Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio culturale, in collaborazione con i militari della stazione di San Giovanni in Fiore. Il sequestro della cava e la denuncia del proprietario del terreno, a seguito di indagini nate da un esposto presentato da Legambiente Calabria, confermano che le attività di escavazione sono state eseguite in maniera illegale, pregiudicando anche la stabilità del costone della montagna, zona a vincolo paesaggistico. Ora la magistratura dovrà accettare la complicità e le responsabilità dell’ufficio tecnico comunale e le coperture politiche che hanno permesso, e ancora permettono, a questi imprenditori, di devastare l’ambiente e operare in maniera illegale, ma sotto gli occhi di tutti. Legambiente sarà parte civile nel procedimento giudiziario a carico dei responsabili e di tutti, politici e tecnici, che si sono resi complici di questi abusi”.