REGGIO CALABRIA. Cartelle cliniche “manipolate” o falsificate per coprire le responsabilità derivanti dagli errori medici commessi nei reparti di Ostetricia e ginecologia, di Neonatologia e di Anestesia del Presidio ospedaliero “Bianchi-Melacrino-Morelli” (“Ospedali Riuniti”) di Reggio Calabria. E’ lo spaccato emerso dall’inchiesta “Mala sanitas” coordinata dalla Procura della Repubblica reggina e dal Gico del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. Nell’ordinanza che ha portato ai domiciliari 4 medici ed alla sospensione dalla professione di altri sei e di una ostetrica, il gip parla dell'”esistenza di una serie di gravi negligenze professionali e di ‘assoluta freddezza e indifferenza’ verso il bene della vita che di contro dovrebbero essere sempre abiurate dalla nobile e primaria funzione medica chiamata ‘a salvare gli altri’ e non se stessi”. Dalle indagini sarebbe emersa l’esistenza di un sistema di copertura illecito, condiviso dall’intero apparato sanitario, che è stato attuato tutte le volte in cui “le cose non sono andate come dovevano andare” nell’esecuzione dell’intervento sulle singoli gestanti o pazienti, per evitare di incorrere nelle conseguenti responsabilità soprattutto giudiziarie. Nelle conversazioni intercettate nel corso delle indagini, si sentono gli indagati che, a seconda il caso trattato e il bisogno necessario, si esprimono dicendo “la si chiuderà e poserà nell’armadio”, oppure che la cartella sarà alterata “con bianchetto”, o si inciderà sulla stessa “con una striatura”, o si provvederà a introdurre nella stessa falsi documenti sanitari o a sopprimerne “parti”. Secondo gli inquirenti, all’occorrenza, la cartella veniva confezionata ad arte o veniva omesso deliberatamente di attestare ciò che era stato visto e compiuto durante l’intervento. Il primario e l’ex primario dell’Unità operativa complessa di Ostetricia e Ginecologia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, Alessandro Tripodi e Pasquale Vadalà, sono due dei quattro medici sottoposti agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Mala sanitas”. Gli altri due medici arrestati sono Daniela Manuzio e Filippo Luigi Saccà, entrambi in servizio nello stesso reparto. Saccà è anche responsabile della struttura semplice “Diagnosi e Terapia Prenatale”. Sono, invece, stati sospesi dall’esercizio della professione per 12 mesi, i medici Salvatore Timpano (in servizio a Ostetricia e ginecologia fino al 28 febbraio 2015); Francesca Stiriti (Ostetricia); Maria Concetta Maio (responsabile “Ambulatorio di neonatologia” nell’Unità di Neonatologia); Antonella Musella (Ostetricia e Ginecologia); Luigi Grasso (medico anestesista all’Unità operativa di Anestesia fino al 31 dicembre 2012); Annibale Maria Musitano (direttore dell’Unità operativa di Anestesia fino al 30 giugno 2013); e l’ostetrica Pina Grazia Gangemi (Ostetricia e ginecologia).