REGGIO CALABRIA. “La proditoria intimidazione realizzata nella tarda serata di ieri nei confronti del sindaco di Polistena Michele Tripodi, che ha ricevuto una missiva recante minacce di morte e una cartuccia esplosa di fucile, è solo l’ennesima dimostrazione di quanto affermo da tempo: la criminalità organizzata sta pericolosamente alzando il livello dello scontro con un’arroganza e una protervia senza limiti. Ecco perchè le istituzioni democratiche sono chiamate a intervenire subito per far sentire la loro voce, innanzitutto schierandosi al fianco di pubblici amministratori onesti e coraggiosi come il primo cittadino Tripodi e poi facendo qualcosa di concreto”. Lo afferma il presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta, Arturo Bova, che ha espresso la sua solidarietà al sindaco Tripodi. “Sono molto amareggiato e sconcertato – prosegue – nell’assistere a una sorta di bollettino di guerra, ormai giornaliero. Qualcuno, infatti, pensa di poter impunemente condizionare il lavoro di quanti operano per il bene delle comunità amministrate, impegnandosi a far funzionare le cose pur in contesti difficili. Nel caso di specie, parliamo dell’area della Piana di Gioia Tauro come noto da sempre interessata da un alto tasso di infiltrazione mafiosa da parte di ‘ndrine potenti. Una realtà quindi costretta a fare i conti – aggiunge il presidente Bova – con questa presenza molto ingombrante, a cui però figure quali il sindaco Tripodi non vogliono cedere affermando invece i valori della legalità e di un sano governo del territorio. Una logica che sposo in pieno, essendo naturalmente anche la mia. Ragion per cui Tripodi sappia che non è solo. Il sottoscritto in prima persona e tutti i rappresentanti delle Istituzioni sono schierati accanto a lui nella dura lotta quotidiana contro le cosche”. Nell’ultima parte del comunicato di sostegno al primo cittadino di Polistena, Bova afferma che “nelle settimane scorse, dopo l’incendio dell’auto dell’assessore regionale Roccisano ho lanciato la proposta di un consiglio regionale aperto sulla legalità alla presenza del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Ritengo, infatti, che non sia più tempo dell’antimafia delle parole. Soprattutto in Calabria, in cui si assiste a una recrudescenza di certi fenomeni che segnalano il disagio dei clan rispetto al categorico rifiuto di una parte della classe politica delle vecchie “commistioni”. Un cambio di rotta che potremmo però pagare caro. Rischio che io e chi come me rappresenta le istituzioni vogliamo scongiurare”.