CATANZARO. Estorsione aggravata dal metodo mafioso e truffa aggravata a danno dell’Inps. Queste le ipotesi di reato ipotizzate a carico di quattro persone a cui gli uomini del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, coordinati dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno notificato altrettante informazioni di garanzia, con contestuale avviso della chiusura delle indagini preliminari. Fra i destinatari, due esponenti di spicco dei clan di ‘ndrangheta lametini. I provvedimenti sono scaturiti da indagini delle Fiamme Gialle nel corso delle quali sarebbe emerso, fra l’altro, che un membro della “commissione” di una cosca egemone di Lamezia Terme avrebbe imposto a diversi imprenditori locali la sua assunzione fittizia insieme a quelle della moglie e della cognata. Gli indagati, non avendo mai di fatto prestato attività lavorative, si sarebbero così garantiti una falsa posizione pensionistica derivante dai contributi previdenziali estorti ai loro apparenti datori di lavoro e da indennità di malattia e di disoccupazione erogate indebitamente nel frattempo dall’Inps. Si tratterebbe, secondo gli inquirenti, di un sistema “trasversale” e consueto nelle cosche lametine. I finanzieri avrebbero infatti accertato che un altro esponente di rilievo della ‘ndrangheta, peraltro di una cosca contrapposta alla prima, aveva imposto la sua assunzione e quella di una sua congiunta ad un imprenditore agricolo, beneficiando di pensione e indennità previdenziali varie. Alcuni degli indagati sono già sottoposti a varie misure restrittive per gravi reati di sangue. La Guardia di Finanza ha inviato le comunicazioni di rito all’Inps, che procederà al recupero delle somme indebitamente percepite nel tempo dagli indagati, quantificate in un totale complessivo di oltre 100.000 euro.