CATANZARO. Gli uffici giudiziari calabresi vivono una condizione di “disagio”, con “il “rischio di paralisi incombente sull’attività dei tribunali di Catanzaro, Paola e Vibo Valentia per i quali è stata inoltrata richiesta di applicazione extradistrettuale”. Lo ha detto il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, nella sua relazione per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario che si è svolta nel capoluogo calabrese. L’allarme lanciato da Introcaso riguarda le carenze di personale di tutti gli uffici dei tribunali, ma anche delle Procure della Repubblica del distretto e degli uffici Gip/Gup. La media delle scoperture del personale magistratuale è del 30 per cento, ma con una punta massima del 61 per cento nella procura di Paola che rappresenta il dato più alto in Italia. “Le piante organiche di tutti gli uffici del distretto, sia requirente che giudicante – ha affermato il presidente – sono inadeguate sia in relazione al numero dei magistrati che a quello del personale amministrativo” Secondo Introcaso, “le scoperture di organico sono ormai endemiche dal punto di vista quantitativo”, aggravate dal fenomeno del “movimento migratorio costante in uscita – ha spiegato – con entrate costituite da magistrati ordinari di prima destinazione che, per vincoli ordinamentali, non possono svolgere funzioni penali di maggior rilievo, tanto da determinare la paralisi in taluni uffici”. Un allarme che riguarda, dunque, anche le Procure e gli uffici Gip/Gup, dove si registra anche una “imponente mole di arretrato”. Ai disagi legati al personale si segnala anche la questione strutturale, dal momento che il presidente Introcaso ha sottolineato “l’inadeguatezza” dei locali della Corte d’appello e del tribunale di Crotone, i “ritardi” per l’ampliamento del tribunale di Catanzaro, mentre si salva la nuova struttura realizzata a Castrovillari. Il quadro dei reati commessi in tutto il distretto della Corte d’Appello di Catanzaro è “allarmante”. Quelli più gravi, senza tenere conto degli aspetti strettamente legati alla criminalità organizzata, registrano notevoli incrementi. E’ quanto emerge dalla relazione del presidente della Corte d’Appello Domenico Introcaso. Nei singoli ambiti, sono in aumento i delitti contro la pubblica amministrazione, come quelli riferiti all’indebita fruizione di fondi pubblici per i quali restano le complessità di accertamento. Elevato anche il numero di estorsioni, rapine e usura, ma per quest’ultimo fenomeno è stato ricordato che esiste un grande numero di reati non denunciati da parte delle vittime. Sono poi in “continuo costante aumento i morti sul lavoro”, mentre sono “in notevole allarmante aumento i reati relativi alle violenze in famiglia, al punto che alcuni uffici – ha detto Introcaso – hanno costituito gruppi di lavoro ad hoc”. Il dato particolarmente preoccupante, sottolineato nella relazione è quello relativo ai reati compiuti in materia di inquinamento ambientale e gestione dei rifiuti. Introcaso ha ricordato, al riguardo, i “numerosi processi pendenti nei tribunali di Crotone e Paola per disastro ambientale doloso”. E’ una ‘ndrangheta in continua evoluzione e sempre più internazionale quella descritta dal presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nel corso della cerimonia è stato dunque evidenziato il mutamento delle cosche calabresi. A partire dal “progressivo venir meno del frazionismo delle organizzazioni criminali operanti nel distretto, essendo emersi – ha detto Introcaso – fenomeni di concentrazione, il più significativo dei quali sembrerebbe quello, riferito da più collaboratori di giustizia, della costituzione di una “Provincia” autonoma da quella di Reggio Calabria, di cui farebbero parte tutti i territori ricompresi nel distretto, con eccezione del solo circondario di Vibo Valentia che rientrerebbe in quello di Reggio Calabria”. Una ‘ndrangheta capace di allearsi, dunque, che, secondo Introcaso, “da microcosmi a struttura familiare e localistica assume i caratteri di cellule indipendenti e collegate al vertice da strutture sovraordinate”. In queste condizioni, la ‘ndrangheta ha allargato i confini in altre parti del territorio nazionale e su scala internazionale. Nel solo distretto di Catanzaro, la Dda ha segnalato 39 associazioni, 34 delle quali interessate da accertamenti giudiziari. A questi si ricollegano 13 “locali” distribuite “su tutto il territorio e particolarmente stabilizzate nei circondari di Vibo Valentia, Castrovillari, Paola e Lamezia”. Rispetto alle caratteristiche delle cosche calabresi, Introcaso ha ricordato “la assoluta mobilità e trasversalità” e la “capacità di adattamento alle situazioni ed ai mutamenti, in modo tale – ha aggiunto – che esse si aggregano, si disfano, si ricostituiscono, si fondono a seconda della rilevanza criminale dei soggetti compartecipanti, dello stato di libertà e dell’esistenza in vita degli stessi”. Secondo quanto rilevato, il traffico internazionale di stupefacenti con i collegamenti internazionali, il traffico di armi e di esplosivo, ma anche il fenomeno della tratta di essere umani, hanno permesso alla ‘ndrangheta di creare un accumulo di capitali, reinvestiti “attraverso attività lecite nelle condotte, ma criminali nei fini. L’accumulazione di enormi risorse finanziarie – ha detto Introcaso – determina la necessità di riconversione dei proventi in attività lecite attraverso cospicui investimenti in realtà imprenditoriali afflitte dalla crisi in zone esenti dal fenomeno criminale in altre aree del territorio italiano, europeo ed intercontinentale”. La descrizione di questa evoluzione della ‘ndrangheta è stata evidenziata dal presidente della Corte d’Appello: “Il folklore della coppola e del dialetto, le manifestazioni religiose, le processioni, alle quali pure si assoggettano affiliati vecchi e nuovi, zone grigie di fiancheggiamento anche a fini di consenso elettorale, cedono alla fenomenologia della finanza, delle acquisizioni azionarie nelle piazze borsistiche primarie”. Dunque, una “sprovincializzazione della ‘ndrangheta – secondo Introcaso – che ha assunto le dimensioni di un fenomeno nazionale ed internazionale” che deve portare a considerare “l’emergenza mafiosa del territorio come emergenza nazionale”, come dimostrano anche “le pratiche di scioglimento delle amministrazioni locali per infiltrazioni mafiose non più come triste mancipio delle comunità meridionali e calabresi – ha concluso il presidente – ma in tragica espansione nella nazione, nella comunità nazionale”.