Il futuro è un viaggio ricco di incertezze. L’uomo si proietta nel futuro in senso heideggeriano e progetta la sua vita sin da giovane. Ma quando arriva a una certa età che succede? Perde la voglia di vivere o continua a sperare e a progettare? Ne “L’alba che verrà” di Rocco Taverna, edito da Sovera, la protagonista del romanzo, Maddalena, riporta alla luce esperienze del suo passato che avranno un impatto brusco sul presente. A novant’anni è facile fare un bilancio della propria vita che spesso è vissuto con nostalgia e rimpianti. Ma i ricordi ci tengono in vita, evocano nella vita di Maddalena la sua giovinezza, la bellezza della sua terra, note positive del passato che circolano in un presente instabile dovuto ai pensieri dell’età. Ma c’è dell’altro. Maddalena scopre qualcosa di sconvolgente che appartiene a un passato ancora vivo nella sua situazione attuale. La “novantesima primavera” di Maddalena è un’avventura in cui dubbi e domande attraversano la sua mente. Intanto i ricordi di Maddalena, come se fossero dei tasselli di un grande puzzle, si fanno sempre più presenti, tra nostalgia e continue perplessità sul domani. Il trasferimento a Roma, l’allontanamento dalla sua Calabria sono stati e saranno sempre impressi nella memoria storica di Maddalena. Anche lo scrittore del romanzo, Rocco Taverna, è calabrese e tra le sue pubblicazioni, edite da Sovera, si menzionano: “Per amore o per passione”, “Gosia. Tormento dell’anima” e “Sentimenti di uno zingaro”. Ne “L’alba che verrà” il messaggio di speranza e positività è forte: di fronte alle avversità gli affetti sono le poche certezze che ognuno di noi ha e nel romanzo l’intreccio tra passato e futuro, malinconia e gioia è un connubio su cui ruota l’intera storia della protagonista, in cui è facile immedesimarsi, specialmente per chi costituisce la propria essenza con i ricordi e gli affetti.
Matilde Altomare