CASSANO ALLO IONIO. “Capodanno è il primo giorno dell’anno civile. Il tempo richiama ad un “trascorrere” al quale è assoggettato tutto l’universo e di cui l’uomo è cosciente”. Lo afferma il Vescovo di Cassano allo Ionio, mons. Francesco Savino, in vista del nuovo anno. “Sappiamo – aggiunge – che non solo transitiamo nel tempo ma anche che “misuriamo il tempo” nel suo fluire. In questo scorrere umano c’è sempre malinconia per il commiato dal passato e attesa trepidante del futuro. Il tempo scorre ininterrotto, ma la psicologia umana e l’amministrazione della res pubblica hanno bisogno di un calendario annuale unico che contribuisce all’unità sociale di un popolo. Attorno alla categoria del tempo e ai suoi plurimi significati si è come condensata una coltre di fumo caliginoso, fatto di luoghi comuni e rozze ovvietà, che sono persuasioni assai diffuse. Ma a noi cristiani spetta scoprire il valore teologico del tempo”. “Il primo gennaio 2016 allora – prosegue mons. Savino – non è soltanto l’inizio di un altro anno. Desideriamo che esso sia la porta dell’eternità che, in Cristo, continua ad aprirsi sul tempo per conferirgli la sua vera direzione e il suo autentico significato. In questa direzione, avverabile solo nell’incontro tra l’uomo e Cristo, il tempo quantificato diviene tempo qualificato, ora di grazia, l’oggi di salvezza. Il vivo desiderio di Papa Francesco è che iniziamo il nuovo anno non affidandolo a qualche forza indeterminata e impersonale o alla buona sorte, ma alla Misericordia di Dio implorando copiosa la sua benedizione sulla nostra Chiesa di Cassano e sull’intera famiglia umana. Il Signore ci chiama ad una nuova responsabilità: non possiamo più procrastinare l’impegno coscienzioso per il bene comune e per la vita buona per tutti. La prima sfida da affrontare per promuovere la pace e costruire la convivialità delle differenze, che apre all’integrazione e all’eterocentrismo, è superare l’indifferenza e trasformarla in attenzione ed interesse, per procedere nella conoscenza reciproca e rendere possibile l’integrazione, che non è omologazione né sincretismo, ma convivenza sana e costruttiva nel pieno riconoscimento e rispetto reciproco”. “E, allora, buon anno ai miei cari sacerdoti – conclude – e a tutti coloro che si spendono per la causa del Vangelo; buon anno ai cari giovani; buon anno ai bambini felici e a quelli che non lo sono; buon anno agli anziani; buon anno alle famiglie serene e a quelle sofferenti; buon anno a chi è solo; a chi è in ospedale; a chi è in carcere; a chi vigila sui malati, a chi vigila sui detenuti; a chi spera nella salute; a chi spera nella libertà! Buon anno a chi si sente emarginato. Buon anno ai poveri”..